CC Le Vallette, 16/01/2020
Cara Dana,
scrivo a te , ma sono certa che trasmetterai a tutte le compagne e i compagni, anzi, a tutte le donne e gli uomini del movimento no Tav le mie notizie e il mio affetto.
Sono rinchiusa qui dentro oramai da venti giorni (ancora alla nuove giunte), ma il tempo scorre veloce, soprattutto grazie all’affetto che respiro dai vostri messaggi: mi giungono a centinaia da ogni parte del paese e anche dal resto del mondo; volti e nomi che magari non incontravo da tempo, ma che ora sono qui, bussano alle porte d’acciaio di questa prigione e si affacciano alle sbarre della mia detenzione per dirmi che il mondo delle lotte, fuori, esiste e prende forza anche da questo mio piccolo sacrificio.
In questo momento sono sola in cella; la mia compagna è andata al corso di cucito (qui c’è un lungo elenco di aspiranti, perché frequentare questi corsi permette di percepire un piccolo sussidio, pochi euri che fanno comodo a chi non ha aiuti esterni…e molte qui sono proprio senza “rete”).
Un’ altra giornata se ne sta andando con un sole del tramonto che inonda le finestre delle sezioni maschili e sembra togliere opacità al verde polveroso dei pochi alberi lungo i muri.
Il mio pensiero va alla nostra Valle, alle montagne sopra casa mia (Ermelinda, ci sono già le primule alla Meisonetta?)….e mi ritrovo sul sentiero verso la Clarea….le frazioni…la radura…il sentiero che porta in alto, oltre i cancelli in cui tante volte hanno cercato di fermare le nostre camminate resistenti e poi l’autostrada ed il tumore di quel cantiere, quella malattia che dobbiamo fermare….
Ma l’acqua della Clarea canta ancora…i dolci animali del bosco vegliano sulla terra che, precocemente, si sta risvegliando dai freddi dell’inverno….
Ricordo e provo la dolcezza di un amore che cresce ogni giorno e che nessuna durezza di un carcere può togliermi.
Perciò me ne sto qui serena, perché so che voi, fuori, continuate il cammino ed aumentano enormemente i compagni di lotta.
Con le mie attuali compagne di penami trovo bene, sapeste quante storie, quante ingiustizie subite in silenzio! Qui la violenza sulle donne, le umiliazioni, la mancanza di casa e di cibo sono un concentrato di esperienze da ogni parte del mondo. E la solidarietà semplice, senza fronzoli, spesso “petrosa”, diventa un bisogno concreto per la sopravvivenza.
Il carcere è fatto per dividere (sapeste quanto può dividere e suscitare “guerra tra poveri” la convivenza forzata….), ma anche per questo qui diventa più naturale “sentire sulle proprie guance lo schiaffo dato a chiunque, da qualunque parte del mondo”.
Care compagne e compagni, datemi notizie sulle vostre vicende giudiziarie.
Un abbraccio particolare alle mie coetanee e ai miei coetanei “over” e ai più piccoli No Tav, che mi stanno mandando tanti bei disegni e pensieri.
Alle sorelle No Tav l’abbraccio più affettuoso.
Avanti No Tav!!! Nicoletta
Ps: non mi spedite più francobolli: me li sequestrano. Poco per volta, risponderò a tutti. Grazie ancora per i tanti messaggi.