A novembre in Val Susa si terranno l’elezioni per il governo della comunità montana. Elezioni diverse rispetto a quanto conosciuto fin’ora perché riformate dalla recente legge che, per accorpare i “mini parlamenti territoriali”, renderà l’alta, la bassa Valsusa e la Val Sangone, tre territori amministrati da un unico ente. Si può ben capire, per chi conosce i territori quante e quali differenze esistano nelle tre valli, visto che persino l’Alta Valle ha caratteristiche diverse dalla bassa Val Susa. Inoltre l’elezione della comunità montana avverrà non per suffragio dei cittadini, ma solo attraverso il voto degli eletti ai consigli comunali, minoranze incluse. Così si può ben capire che il gioco si fa sottile, tutto basato sulla rappresentanza sugli accordi e sulle opposte fazioni PD-PDL. In mezzo a tutto ciò, vi sono le liste civiche, formate da numerosi appartenenti al movimento no tav, che alle scorse elezioni hanno ottenuto risultati decisamente buoni, che diventano l’ago della bilancia della tornata elettorale. Il sommovimento che ha caratterizzato la nascita delle liste civiche ha lavorato intensamente in questi mesi, procedendo per un verso parallelo al movimento no tav, perché se chiaramente ne sono contigue, non sono il movimento in quanto tale. I componenti di questi aggregati hanno provato a fare coordinamento tra di loro, spaventando non poco i residenti nelle sedi dei due partiti maggiori. Un programma chiaro di difesa e valorizzazione del territorio che chiaramente non comprende il Tav, e che altresì rifiuta i cavilli democratici sui quali si è formato e ha lavorato l’Osservatorio tecnico presieduto dal commissario straordinario Mario Virano.
I numeri e il consenso hanno fatto tremare sia il centro destra che il centro sinistra, arrivando persino a far parlare l’ outsider, milita in Sinistra e Libertà, ed ex presidente della C.M. Antonio Ferrentino, di liste uniche tra i due schieramenti, con a capo lo stesso Fermentino, in grado di scrivere le regole del nuovo gioco. Con un linguaggio un po’ affascinato da Palazzo Chigi, l’idea sembrava la sparata di un politico in discesa che vedeva il suo ruolo ridimensionarsi, e che lo difendeva. Ma dopo che il dialogo in Valle portava a ragionare su uno schieramento unico tra PD e liste, su basi estremamente chiare, il pensiero dell’ex diveniva concreto anche per i politici del palazzo. Così la dirigenza torinese del Pd si è trovata ad affrontare un raggruppamento elettorale con L’ex Sindaco di Susa, Sandro Plano a candidato, con il sostegno delle liste civiche, raggruppate intorno ad un programma che parla di fine dell’osservatorio, di difesa del territorio, di nessun cunicolo esplorativo. E piovve dal cielo! Chiamparino si è prodigato a dichiarare ferro e fuoco contro i valligiani chiedendo a gran voce l’alleanza unica per tagliare i fuori i no tav, incassando un no secco dal PDL, Saitta sulla stessa onda. La presidente Bresso, impegnata a stare in bilico tra gli equilibri interni che la vedono candidata non troppo convinta alle prossime regionali, ha tuonato come i suoi colleghi. Insomma, i tre re magi, come li aveva definiti il movimento quando non li fece giungere ad Almese grazie alla mobilitazione, si sono prodigati , insieme ai colleghi delle segreterie piemontesi per non far siglare l’accordo.
Oggi Franceschini e Bersani si sono espressi parlando di fatti gravi e incitati dalle “folle” dei vari democratici di poltrona, a ragionare sull’espulsione di Plano& C. Oggi la lista è stata presentata e ancora una volta, i fatti hanno fatto si che la politica del palazzo si trovi in difficoltà rispetto non solo alla mobilitazione, ma anche grazie alla strategia no tav. Nessuno canta vittoria, anche se il candidato alla presidenza Plano, si è calato nella campagna schierandosi contro l’Osservatorio e mandando a quel paese i suoi dirigenti. L’ex sindaco di Susa è stato un amministratore no tav, ha partecipato alle battaglie e alle mobilitazioni; è sempre lo stesso che poi si è accodato al percorso che ha portato l’osservatorio a sancire la quasi partenza dei lavori, quindi non è un verginello, e in valle si sa bene. Però nella strategia politica si deve tentare e azzardare sapendo che poi, le differenze tra chi occupa le poltrone, non è così tanta, anche se le bandiere sotto cui ci si siede sono differenti. Quindi starà alla componente delle liste civiche giocare ad un gioco al quale il movimento no tav non farà sconti, come ha sempre fatto, con la sua autonomia, la sua strategia e la sua determinazione.
E Ferrentino che sembra quello che perde di più di tutti da questa fase politica? E’ pronto, dichiara: Dire no alla Tav? «Nemmeno nel regno delle fiabe è possibile pensare che governo, regione, provincia e sindaci rinuncino all´opera – risponde – Io sono contrario ma è impossibile pensare di non costruirla. Ed è importante che anche i contrari partecipino alla concertazione».
Il futuro sarà la cartina di tornasole di quanto sta accadendo, ma in ultima analisi c’è da evidenziare come il Partito Democratico sia la formazione politica più deprimente degli ultimi anni, incapace persino di incassare come farebbe un pugile mediocre; dall’altro lato il movimento no tav rimane ancora una volta l’unico ago della bilancia di qualsiasi gioco, il suo essere popolare, per la composizione ma anche ormai per la diffusione, se avrà la capacità di farsi trovare pronto nei momenti che conteranno, si guarderà attorno e vedrà chi ci sarà al proprio fianco. Del resto è stato così abituato a vedere cambi repentini di partiti e politici che ha gli anticorpi giusti per determinare da sè il proprio futuro, e come in questo caso, anche quello degli avversari.
Il commento sull’ “accordo” di Giorgio Vayr (vice-sindaco di San Didero, eletto in una lista civica NoTav, favorevole all’alleanza amministrativa).
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