C’è anche lui, Pierfranco Bertolino, tra le decine di persone coinvolte in una maxi-operazione sulle ‘ndrine di Volpiano e San Giusto Canavese.
Il celebre penalista torinese è una figura ben nota ai notav. Non solo è stato legale di fiducia del giornalista Massimo Numa, uno dei più accaniti cronisti anti-notav de La Stampa, condannato poi per diffamazione proprio per i suoi articoli sul movimento. Bertolino è anche l’avvocato che regolarmente si costituisce come parte civile dei poliziotti e dei carabinieri nelle fantasiose ricostruzioni portate avanti nei processi contro i notav chiedendo agli imputati di pagare decine di migliaia di euro di risarcimenti alle truppe di occupazione inviate in Val Susa.
Il meccanismo, ben rodato, ha spesso assunto negli anni passati una vera e propria dimensione industriale. Celebre è il caso, rivelato dal gruppo hacker Anonymous, in cui agli agenti venivano inviate querele pre-stampate per riportare presunte ferite già PRIMA delle manifestazioni. In quel caso il servizio veniva svolto in joint venture con il SAP, il sindacato di polizia salviniano (il suo segretario generale, Gianni Tonelli, è oggi deputato della Lega) di cui Bertolino è simpatizzante. Quella dell’avocato contro i notav è d’altronde una vera e propria crociata. Proprio in occasione di uno dei congressi del SAP, nel 2014, aveva dichiarato alla platea “la Val Susa è un parco giochi per delinquenti”. Dopo aver insultato per anni la valle, è venuto fuori che i giochi coi delinquenti, dietro lauto compenso, li faceva lui. Già, nel giugno dell’anno scorso era trapelato il suo coinvolgimento nella famosa “cricca dei favori” della procura di Torino che vede pesantemente implicato un’altra vecchia conoscenza del movimento notav, il PM Padalino, responsabile di decine di processi contro valligiani di ogni età. Già all’epoca si parlava di intercettazioni vendute da Bertolino per il modico prezzo di 20.000 euro. Ora viene confermato che l’avvocato anti-notav cedeva a vari ‘ndranghetisti informazioni sulle indagini in corso, fornendo le soffiate su chi era sotto intercettazione e addirittura copie delle registrazioni delle stesse.
Insomma, OGNI SINGOLA DENUNCIA che il movimento notav ha portato avanti per anni nel silenzio generale sulla trama che si andava intrecciando intorno alla nuova Torino-Lione congiungendo imprenditoria, mafia, informazione, polizia e magistratura si sta oggi rivelando esatta. Ma di questo, tutt’al più, si trova traccia in qualche trafiletto della cronaca locale.