Oggi due notizie in una dal titolo “un laboratorio per proteggere la farfalla Zerinzia”. La prima è che Virano è vivo, dopo mesi di silenzio torna a parlare di avanzamento dei lavori, probabilmente depresso dall’invecchiamento del suo gioiellino di progetto di un tunnel di base rimasto sulla carta.
Il direttore di TELT batte un colpo e lo fa per dirci che la Zerynthia polyxena, ormai celebre “Farfalla No Tav”, verrà “delimitata” per essere protetta dal futuro cantiere. Il tutto in una brillante conferenza stampa dove senza imbarazzo racconta della realizzazione di un ipotetico zoo dove possano monitorare la distruzione della natura della conca della Val Clarea da vicino. Ricordiamo per altro che la scoperta è stata fatta dal Movimento No Tav, ignorata totalmente in precedenza, assente persino dalle costosissime ricerche fatte da TELT durante la stesura della valutazione di Impatto Ambientale.
Quindi un laboratorio al posto del Museo Archeologico. Forse questa è la parte meno divertente, perché già le informazioni circolavano circa la richiesta di Telt al comune di Chiomonte (per altro la farfalla è a Giaglione) di destinare l’edificio per le ricerche de dovrebbero essere condotte da UNITO. Insomma un bel regalo di natale confezionato con i fiocchi, dove si parla nuovamente di cantiere, di lavori, di danni all’ambiente e di reti, firmato dall’ormai consolidata alleanza tra uno stanco Virano e la scuola di Torino.
Nel frattempo verrebbe da chiedersi: dove sono finiti i reperti archeologici de Museo relativi al primo insediamento della storia in Valle di Susa? Dove sono finite le promesse fatte di riapertura alla circolazione di quell’ area esterna al cantiere, che un tempo non troppo lontano le scuole di tutta la Valle e della Provincia di Torino veniva a visitare?
Una cosa è sicura, la Val Clarea ha già subito tanti soprusi, così come la nostra cultura e le nostre radici. Ci ricordiamo bene la ruspa del 3 luglio schiacciare le tombe antichissime trasformate in quel momento in un piazzale per lanciare meglio i lacrimogeni ad altezza uomo. E sappiamo bene che non bastano dei paletti colorati, un nastro o una rete attorno a un’area per noi sacra, messi dagli stessi che la vogliono sfruttare, per darci garanzie sulla salvezza di una specie così importante come la Zerinzia. Così come non basta promettere di spostare il perimetro del cantiere di qualche metro. Potrebbe bastare per provare a convincere gli studiosi, ma non per chi vive un territorio con la consapevolezza di ciò che conserva e di chi da anni prova solo a distruggere in nome di un’opera inutile.
Tutto sommato il teatrino organizzato dal buon Virano con tanto di studiosi lascia il tempo che trova, ma non pensi questo furbo personaggio di trasformare la Val Clarea in un Museo degli orrori. Non è questo il luogo dove si può spargere altra morte e neanche il posto dove farsi belli di avere un laboratorio in prima fila, per studiare il macabro spettacolo dell’estinzione di questa specie? Triste vedere come la scienza possa essere utilizzata in una operazione mediatica di questo genere, ma d’altra parte sappiamo che lo sfruttamento della terra ha varie forme e lo sciacallaggio sul triste destino di questa straordinaria farfalla rientra pienamente in queste.