Archiviato è il film più visto da chi ha cuore la giustizia e più osteggiato da chi lavora nel campo della legge.
Nei giorni scorsi in tanti abbiamo visto il film SULLA MIA PELLE che narra gli ultimi sette giorni della vita di Stefano Cucchi, ucciso dalle botte dei Carabinieri, dall’indifferenza di chi si muove nel sistema carcerario, giudiziario e sanitario, e dalle coperture di cui hanno potuto giovarsi quanti si sono resi responsabili di un omicidio ingiustificabile.
L’indifferenza e la connivenza di chi ha consentito che un arresto per un modico quantitativo di sostanza stupefacente si trasformasse in una tragedia personale e familiare pesa su tanti ma, in termini collettivi e sociali, grava soprattutto su chi, in quasi 10 anni, non ha saputo e voluto rendere giustizia di un crimine tanto efferato quanto vigliacco.
Perché il problema, al di là di quelli che saranno gli esiti giudiziali del processo attualmente in corso per la morte di Stefano, è che la mancanza di una immediata e severa risposta agli abusi delle FF.OO. consente il ripetersi delle violenze sui più deboli ed indifesi da parte di chi invece ha il compito istituzionale della protezione, oltre che del rispetto dei diritti e della dignità delle persone.
Il film di Alessio Cremonini è una denuncia secca, asciutta ma inesorabile di un intero sistema che richiama tutti alle proprie responsabilità.
Nell’ormai pluridecennale lotta del Movimento Notav abbiamo più volte denunciato, pubblicamente e nelle sedi giudiziarie, i ripetuti abusi che abbiamo subito dalle FF.OO. senza tuttavia mai riuscire ad ottenere né giustizia né verità. Nessuno di noi, per fortuna, è morto nelle mani dello Stato, ma molti di noi porteranno per tutta la vita i segni, esteriori ed interiori, delle percosse subite, degli abusi, delle umiliazioni, delle vessazioni e delle torture che i tutori dell’ordine ci hanno inflitto e che la magistratura ha coperto. Nessuno di noi ha però mai piegato la testa ed oggi, ripensando a Stefano ed a quanti, come lui, sono stati strappati all’amore delle famiglie, degli amici ed alla vita, vogliamo rendere pubblico ed accessibile a tutti ARCHIVIATO, il documentario che narra parte di quella cieca violenza che troppo spesso muove le FF.OO. e, soprattutto, il meticoloso lavoro di insabbiamento della magistratura, e che, come ogni documento che abbia osato affrontare tale difficile tema, ha suscitato lo sdegno risentito dei sindacati delle Forze di Polizia e la censura degli organi di informazione.
Questo è il nostro contributo. Per Stefano, Riccardo, Aldo, Federico, Giuseppe, Marcello, Roberto, Michele e Carlo.