Non ha ancora un nome la donna ritrovata ieri nel fiumiciatolo della Durance vicino à Briançon. Ufficialmente si tratta di una persona “non identificata”, ma sembra fare parte di un gruppo che avrebbe attraversato la frontiera qualche giorno fa. La procura non lo ametterà mai, ma sappiamo che è morta cercando di svalicare in Francia.
Queste sono le conseguenze quando si trasformano le nostre montagne in zone di safari per la caccia al migrante. La gente muore continuando a provare a passare; chi vuole andare in Francia continuerà a provare. Se il deserto e il mare non sono ostacoli sufficienti a far desistere le persone, figuriamoci le pattuglie della polizia di frontiera o dei gruppetti di fascisti. I soldi pubblici non vanno spesi inutilmente per provare a bloccare confini, non vanno spesi per fare morire la gente in montagna. Chi scappa da territori devastati dagli eserciti occidentali in cerca di petrolio, dal cambiamento climatico, o dallo sfruttamento delle multinazionali, è troppo determinato per arretrare di fronte a politiche migratorie ostili. Non è utopico non volere le frontiere chiuse, lo è pensare di poterle rendere ermetiche.
Che non si dica che questa è una delle morti accidentali in montagna che conosciamo ogni inverno. Non è stata la natura a portarsi via un amico, un’amica o un parente su una via di alpinismo o su un ghiacciaio. Qua si tratta di una morte per mano della polizia, per mano dei nostri politici e di quelli d’oltralpe. E chissà quanti altri corpi saremo costretti a scoprire quaando tutta la neve si sarà sciolta.
Non vogliamo polizia, fascisti e militari a traformare le nostre montagne in territori di morte.