E anche Renzi, per ora, se ne va.
Anzi, viene cacciato da un voto popolare che fino stanotte sembrava impossibile in tale misura, che è cresciuto sotto traccia negli ultimi mesi, tra quella maggioranza di italiani che ha mal digerito jobs act, tagli al welfare, decreti salvabanche, lo Sblocca Italia ed una politica nemica dei territori e di chi li vive.
Ci abbiamo creduto da subito, da quando a metà luglio in Valsusa abbiamo chiamato tutti i movimenti del paese in una grande assemblea dicendo che, oltre alla difesa della Costituzione, un’altra partita si sarebbe giocata, quella che ci avrebbe permesso di mandare a casa questo governo e giocarci la possibilità di far sentire la voce dei tanti No presenti in questo paese.
Renzi è il 14esimo primo ministro che vediamo passare, prima di lui altri che hanno sempre appoggiato (o non hanno avuto la volontà di fermarlo definitivamente) il progetto dell’Alta Velocità in Valsusa.
Delrio, il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, ha seguito la strada dei sui predecessori: Lupi, Passera, Matteoli, Lunardi…solo a sentirli pronunciare ci si accappona la pelle. Ricordiamo solamente come pochi giorni fa il ministro abbia parlato di un viadotto mai esistito, neanche sulla carta, di 54 Km, per giustificare il suo fallimento politico con l’uscita di Torino dall’Osservatorio…
Il voto della Valsusa non lascia spazio a fraintendimenti, sono molti i Comuni ad avere superato il 70% di No (Bruzolo, Bussoleno, Chianocco, Chiusa San Michele, Exilles, Mattie, Meana di Susa, San Didero, Venaus, Moncenisio) e in nessuno il SI ha avuto la meglio.
Laddove c’erano gli indecisi, il lavoro di informazione dei Comitati del No, del movimento No Tav e dell’ANPI ha fatto la differenza.
Ora che Renzi fa le valigie (momentaneamente, mica ci illudiamo) e i vertici del paese si preparano a qualche rimpasto per salvare il salvabile (dal loro punto di vista), abbiamo ben presente che la strada da percorrere per cancellare le varie nefandezze e mettere le basi per un futuro diverso è ancora lunga.
C’è un sistema che va cambiato e Renzi era solo uno dei tanti burattini, ma vogliamo essere fiduciosi e ci impegneremo nel continuare a fare la nostra parte, come movimento che non accetta mediazioni al ribasso.
In calendario a dicembre c’è ancora la ratifica dell’accordo Italia-Francia, altro obbrobrio che non può restare impunito, pensiamo che riusciranno a farlo passare, ma noi continuiamo a dire che i costi a carico dell’Italia andrebbero investiti in vere opere utili al paese, alla messa in sicurezza dei territori, al sostegno di chi è senza lavoro e di chi non arriva a fine mese, in scuola, sanità e ricerca. Con quale legittimità (senza parlare di coraggio) il parlamento, anche alla luce del Referendum, andrà ad approvare tale accordo?
Infine, ai tanti detrattori che in vario modo modo ci hanno accusato di prestare il fianco a partiti e partitini rispondiamo con i fatti, continuando a percorrere la nostra strada, lanciando sfide e scommesse, senza timori perché siamo sicuri di ciò che siamo e, intanto, ci portiamo a casa due preziosi risultati: Torino esce dall’Osservatorio e Renzi se ne va a casa.
Non temiamo di mettere voce nelle contraddizioni di questo paese, è a partire da queste infatti che dobbiamo, anzi vogliamo, continuare a mettere granelli di sabbia in questa macchina infernale che governa le nostre vite. Vogliamo vincere questa battaglia.
Da questo ripartiamo, dopo la piazza romana del 27 del C’è Chi Dice No che ci ha visto protagonisti e l’esito referendario che ha di fatto rottamato il finto rottamatore, ci prepariamo ad una 4 giorni di lotta che ci vedrà impegnati dal 8 dicembre e dalla prossima settimana ci saranno molti No Tav da sostenere in tribunale.
Ci vediamo alle 16 sotto al Comune.
Bye Bye Renzi & Co.
Avanti No Tav!