Un post elezioni che si carica di ulteriori significati politici nella città di Torino e in Valsusa. Con un’operazione già pronta sicuramente da giorni, il pm Rinaudo e i suoi amici della questura hanno deciso di attendere l’esito del ballottaggio e la caduta del partito amico, il PD, prima di scaricare la loro ennesima azione intimidatoria.
Che si parli di persecuzione è oramai cosa nota, ma nonostante questo il movimento No Tav continua a tenere botta e per questo, dall’altra parte, si continuano a calare misure cautelari e roboanti condanne come se fossero noccioline.
Questa mattina 23 No Tav sono stati protagonisti dell’ennesima operazione di polizia, hanno subito perquisizioni a cui sono seguiti arresti domiciliari, obblighi di firma quotidiani e arresti in carcere. Gli arresti in carcere di Vincenzo e Lorenzo, non firmati dal Gip, sono per volontà del pm Rinaudo che avendo condotto perquisizioni ai due giovani pochi giorni fa, può disporre la traduzione in carcere in regime di isolamento in attesa dell’udienza del giudice. Forse il bottino gli sembrava troppo misero, chissà.
Tutti fatti che si riferiscono alla grande giornata di lotta del 28 giugno dello scorso anno, momento in cui il movimento tutto ha deciso di trasgredire ai divieti imposti dalla prefettura per provare a camminare di nuovo sulle strade e sui sentieri conquistati e liberati nel 2011.
Quel giorno in almeno 1.500 persone si è sfilato in corteo, dapprima scontrandosi con la polizia a ridosso di jersey posizionati a sbarrare Via dell’Avanà, e poi dall’altro lato, con i jersey tirati giù dai No Tav da un semplice tiro alla fune. Ricordiamo ancora con grande emozione il crollo del dispositivo a protezione della fortezza e poi il fronteggiamento con la celere che ne seguì.
Dallo studente universitario all’ultrasettantenne, dai bambini ai lavoratori, tutti quel giorno abbiamo deciso di mettere i nostri corpi e le nostre facce in prima linea per ribadire ai signori del Tav che dalla Val di Susa se ne devono andare. Una manifestazione alla moda nostra, come tante altre che sono state fatte negli anni passati, e che tutt’ora vengono costruite e messe in campo dal movimento tutto.
Forti delle loro vecchie strategie, seduti su delle comode poltroncine e rinchiusi nel loro pomposi palazzi i politici nostrani, con i loro fidati cani da guardia, provano a indebolire con ogni mezzo i movimenti e tutte quelle mobilitazioni che rischiano di mettere in crisi la loro governabilità. Ci temono, mentre noi li disprezziamo.
C’è Nicoletta, che oramai di anni ne ha 70, che ha deciso che non andrà a firmare tutti i giorni dai carabinieri nè accetterà altre forme di custudia cautelare: “..Che sia chiaro, io non accetterò di andare tutti i giorni a chiedere scusa ai carabinieri, non accetterò che la mia casa diventi la mia prigione. Decidano loro, tanto la nostra lotta è forte, lottiamo per il diritto di tutti a vivere bene, lottiamo non solo per la nostra valle ma per un mondo più giusto e vivibile per tutti. Noi non abbiamo paura e non ci inginocchiamo davanti a nessuno, e quindi io a firmare non ci vado e nemmeno starò chiusa in casa ad aspettare che vengano a controllare se ci sono o non ci sono. Siamo nati liberi e liberi rimaniamo! Liberi ed uguali!”.
Sempre così un uomo di 64 anni, Fulvio, per difendere il suo territorio, viene denunciato e messo agli arresti domiciliari, lui che ha deciso da tempo di vivere in una dimensione collettiva come quella del presidio di Venaus e di dedicare parte della sua vita alla lotta.
C’è anche Marisa, ultra 70enne, perchè avendo difficoltà a deambulare stava sul furgone della manifestazione, anche per lei obbligo di firma quotidiano.
Ci sono anche Giuliano, Luca, Eddi, Gianlu, Aldo, Silvano, Enrico, Davide, Niccolò, Gianmarco, Paola, Luca, Andrea, Ernesto, Brandue e Lorenzo, studenti universitari, lavoratori, precari, padri di famiglia; persone, insomma, che fanno parte del nostro movimento popolare che non ha età, perchè davanti a quelle reti ci mettiamo tutti la stessa porzione di cuore.
Oggi arriva anche la notizia della dura condanna in primo grado di Stella e Costanza due giovani No Tav ed Emilio, pescivendolo della valle, fermati per un blocco autostradale di protesta per le pesanti condanne del maxi-processo No Tav, svoltosi questo inverno. Ebbene, a fronte della richiesta da parte del pm di 1 anno e 3 mesi di detenzione, il giudice ha pensato fosse opportuno raddoppiare la pena a 2 anni e 7 mesi. Il perchè si capirà dalla sentenza, ma anche in questo caso sappiamo già che ciò che leggeremo non farà la differenza.
Questa sera ci ritroveremo a Bussoleno per l’assemblea popolare e li decideremo con che azioni rilanciare la nostra lotta.
Non ci risparmiamo di dire, una volta in più, che queste operazioni non ci spaventano minimamente, chiediamo dunque la libertà per tutti i compagni e le compagne sottoposti a misure cautelari.
Ringraziamo tutti coloro che da ogni parte d’Italia ci stanno esprimendo la loro solidarietà.
Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo!
Avanti No Tav!