Pubblichiamo qui di seguito il comunicato scritto dall'”Assemblea contro la presenza di Caselli a Novoli” rispetto l’iniziativa organizzata contro la presenza dell’ex procuratore capo nella loro università e della macchina del fango, non ci sorprende, che si è immediatamente scatenata sui giornali di regime.
Le parole di Caselli pubblicate oggi sul fatto Quotidiano rientrano appieno nella retorica del persecutore del movimento No Tav che mal cela rabbia e risentimento nei confronti nostri e di tutti coloro che “osino” contestato.
Noi che non riconosciamo il “reato di lesa maestà” quindi, diamo volentieri spazio a chi continua con coraggio a ribellarsi a questo sistema di censura e sopraffazione.
INTOLLERANTI A CHI?
«Quando l’ingiustizia diventa legge, ribellarsi è un dovere»
Bertold Brecht
Riguardo alla contestazione, promossa dal Collettivo Politico di Scienze Politiche, all’iniziativa organizzata da Sinistra Universitaria e Libera, avente come ospite eccellente (e unico) Giancarlo Caselli, siamo stati accusati di intolleranza e di voler soffocare, con metodi intimidatori, il confronto democratico ed il libero scambio di idee all’interno delle aule universitarie, per di più su un tema importante come la lotta alla mafia. Nulla di più falso!
Semplicemente, ci siamo presi la libertà di esprimerci sulla faccenda, invitando le studentesse e gli studenti di Novoli a boicottare e contestare la presenza del magistrato responsabile della pesante criminalizzazione e repressione del movimento NO TAV (e non solo).
Crediamo che le pratiche del boicottaggio e della contestazione siano più che legittime all’interno di una dialettica politica che non si è mai limitata al “libero confronto tra opinioni” ma è fatta di violenza poliziesca e repressione giudiziaria ai danni dei movimenti sociali che, liberamente, esprimono legittime istanze politiche.
Non solo “innocue” idee, dunque, ma azioni concrete che comportano responsabilità politiche pesanti. Non ci stancheremo mai di denunciare le manganellate, l’uso massiccio dei lacrimogeni CS (proibiti nei conflitti bellici dalle convenzioni internazionali!), le percosse e le molestie sessuali ai danni dei compagni e delle compagne NO TAV fermati dalle forze dell’ordine e il regime di occupazione militare a cui è sottoposta la popolazione valsusina. Dopo queste violenze fisiche arrivano le denunce, gli arresti preventivi, le accuse infamanti di terrorismo e il carcere duro in regime di 41 bis da parte della procura di Torino, diretta proprio da Caselli.
Ma le responsabilità che, a vario titolo, contestiamo al procuratore non finiscono qui; e non ci stupiamo se la risposta dello stesso Caselli, pubblicata da alcuni quotidiani, evita di entrare nel merito delle nostre accuse. Comprendiamo il suo disagio a vestire i panni dell’accusato e non dell’accusatore, ma le sue responsabilità restano indelebili: non stiamo parlando solo di responsabilità personali o penali dirette (che non a caso non ci competono – essendo noi politici e non magistrati) ma di GRAVISSIME RESPONSABILITÀ POLITICHE. Riepiloghiamole:
1. La vulgata, sostenuta anche da Caselli, secondo cui “l’emergenza terroristica” è stata affrontata con gli strumenti della democrazia senza cedere all’autoritarismo ed al militarismo è una falsità storica. Il recente “caso Triaca” e le confessioni del poliziotto torturatore Nicola Ciocia, soprannominato dai colleghi “Dott. De Tormentis”, dimostrano come gli apparati repressivi statali, nei quali operava lo stesso Caselli in ruolo di spicco, abbiano adoperato sistematicamente lo strumento della TORTURA contro i militanti delle organizzazioni politiche della sinistra extraparlamentare (armate e non). È certamente scomodo ricostruire una verità storica che oggi viene chiamata in causa solo in maniera strumentale.
2. Premesso che l’attività di giudice antimafia non può costituire di per sè un certificato di purezza morale, anche in questo ambito ci sono zone d’ombra, nonostante l’impressionante quantità di arresti di mafiosi ed ergastoli vantati nel suo curriculum. Ad esempio sulle sue spalle pesa la responsabilità di aver sempre difeso la «professionalità» di Arnaldo La Barbera, funzionario di polizia e agente segreto del Sisde, autore di depistaggi nelle indagini sull’attentato dell’Addaura e sulla strage di via D’Amelio, anche mediante le torture inflitte a Vincenzo Scarantino. Lo stesso Arnaldo La Barbera che ritroveremo alla scuola Diaz a Genova e alla caserma di Bolzaneto nel luglio 2001. Inoltre, Caselli non ha mai chiarito del tutto la vicenda della mancata perquisizione nella villa del boss Totò Riina. Un’inchiesta giudiziaria in merito a questa vicenda verrà aperta solo qualche anno dopo e porterà alla luce inquietanti collegamenti tra Stato e mafia («pericolosi per la democrazia» direbbe qualcuno…), con il coinvolgimento di alcuni ufficiali dei Carabinieri: il capitano De Caprio, il colonnello Mori e il generale Subranni (già autore del depistaggio delle indagini sull’assassinio di Peppino Impastato nel 1978). Ciò nonostante, Caselli non ha mai smesso di rinnovare la sua stima nei confronti di questi ufficiali suoi stretti collaboratori…
3. Infine, il principale inquisitore del movimento NO TAV ha utilizzato il concetto di legalità come un’arma politica per intimidire e criminalizzare una legittima protesta politica e sociale. Il processo ai NO TAV è un PROCESSO POLITICO! L’accusa di terrorismo è ridicola (e infatti è decaduta in appello) ma è comunque servita ad incarcerare preventivamente numerosi attivisti NO TAV in regime di carcere duro (41 bis.). Non è forse questa una intimidazione che ricorda pericolosamente i metodi mafiosi? Non è forse terrorista lo Stato che criminalizza la popolazione di un’intera valle? Ci chiediamo dov’era la succitata libertà di espressione quando la procura di Torino inquisiva per reati d’opinione lo scrittore Erri De Luca, accusandolo di “istigazione a delinquere” per aver solidarizzato attivamente con il movimento NO TAV (che, tra l’altro, da sempre denuncia le infiltrazioni mafiose nel consorzio di aziende che gestisce la realizzazione dell’opera).
Non ci stupisce che una lista universitaria di “sinistra” tenti di sdoganare un inquisitore come Caselli nell’ambito di una iniziativa puramente elettorale. La stessa “sinistra” che ha rinunciato, ormai da tempo, ad «abolire lo stato di cose presente» per schierarsi dalla parte del potere costituito ed assumere un ruolo di mera amministrazione dell’esistente. Insensibili alle istanze di chi il cambiamento sociale lo sente come una necessità impellente, si sono assunti la responsabilità di far entrare la polizia in università… Questo proprio il giorno dopo le cariche in piazza agli occupanti del Movimento di Lotta per la Casa, che rivendicavano il proprio diritto alla casa e alla dignità in opposizione alla Legge Saccardi. Altro che confronto democratico!
Purtroppo, questa ideologia del “confronto democratico” e del feticcio della legalità (accompagnata dalla gogna mediatica per chi non vi si conforma) serve solo a legittimare l’operato di chi reprime e criminalizza la manifestazione del dissenso politico. Come possiamo “confrontarci democraticamente” con chi non agisce sul piano del libero scambio di opinioni ma su quello della violenza di stato, delle denunce, dei manganelli e del carcere? Caselli agisce come un MAGISTRATO POLITICO che usa la “giustizia” e la legalità per difendere gli interessi del potere economico e politico, legale e illegale (che quasi sempre si intrecciano senza soluzione di continuità in nome del profitto). Come possiamo rispondere a chi calpesta legalmente la lotta di chi ha il coraggio di alzare la testa e dire NO! agli interessi dei potenti?
Che Caselli non si sia presentato non ci sorprende affatto. Evidentemente è abituato a platee generose di applausi acritici ed a giornali che lo glorificano come “eroe della democrazia”. Non ha voluto affrontare i “terribili contestatori” ma ha affidato le sue accuse ai giornalisti compiacenti. Non siamo un gruppuscolo di “cattivi antagonisti”, come siamo stati dipinti dai media, ma una forza politica composta da vari collettivi e realtà politiche universitarie e cittadine. Prova ne sono le centinaia di studenti e lavoratori che partecipano alle nostre numerose iniziative politiche.
Ribadiamo che non facciamo della legalità la nostra bandiera quando la legalità calpesta la giustizia sociale e difende a mano armata profitti e sfruttamento. Ribadiamo la legittimità della pratica del boicottaggio e della contestazione, cosi come la legittimità delle pratiche messe in campo dal movimento NO TAV, contro cui Caselli si accanisce violentemente. Non ci stupisce la richiesta, in nome della libertà di espressione, del direttore della scuola di Giurisprudenza Prof. Paolo Cappellini di far rimuovere dalla polizia con la forza il nostro striscione! Né ci sconvolge la mozione di solidarietà a Caselli da parte del Senato Accademico, come se fosse lui la vittima di una violenza intollerabile…
Piuttosto, invitiamo tutte le forze che si sentono progressiste, antimafia e democratiche a condividere il nostro sdegno e a prendere una posizione netta contro chi reprime e criminalizza il dissenso! Con la nostra contestazione speriamo almeno di aver sollevato qualche dubbio…
TERRORISTA E VIOLENTO È CHI REPRIME!