Oggi sono state rese note le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha bocciato l’accusa di terrorismo nei confronti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Quando poco prima dell’apertura del processo arrivò la sentenza, i pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, si erano affrettati a dire che la sentenza arrivava in seguito a motivazioni tecniche, di procedura, sminuendo di fatto la sentenza.
Oggi invece la Sesta sezione penale smentisce tutto il teorema, suffragato dai soliti Gip compiacenti e disponendo un nuovo esame al Tribunale di Torino, spiega che “la connotazione terroristica dell’assalto di Chiomonte non può essere efficacemente contestata in base alla generica denuncia di una sproporzione di scala tra i modesti danni materiali provocati e il macroevento di rischio cui la legge condiziona la nozione di terrorismo”.
E continua “dovrà verificare se per gli effetti direttamente riferibili al fatto contestato sia stata creata una apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla prosecuzione dell’opera Tav, e di un grave danno che sia effettivamente connesso a tale rinuncia, o comunque, all’azione indebitamente mirata a quel fine”
Nel dettaglio, la Cassazione critica pesantemente l’operato della procura (ancora presieduto da Caselli è sempre bene ricordarlo) e l’ordinanza del Tribunale di Torino del 9 gennaio, data degli arresti per i 4 notav, per avere “assunto una ricostruzione dei fatti non sufficientemente argomentata, per poi desumerne comunque conseguenza giuridicamente scorrette”. La Cassazione si riferisce, ad esempio, al fatto che “dalle riprese il Tribunale ha tratto la conclusione che gli autori dell’assalto non potevano sapere chi o cosa sarebbe stato colpito dal lancio di bottiglie incendiarie, per l’ora notturna, ma soprattutto, perché gli ordigni venivano gettati in luogo non visibile degli autori del fatto, posto che l’area del cantiere era delimitata da un’alta recinzione”.
La bocciatura del tribunale prosegue con metodo, visto che la sentenza parla di “rimarchevole confusione che segna finanche, nel loro complesso, le osservazioni difensive sull’andamento dei fatti”.
Insomma crolla tutto il teorema del reato di “terrorismo” e finalmente viene messo in discussone l’operato della procura e del tribunale, che hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo, dopando reati e misure cautelari.
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere dal 9 dicembre con un’accusa assurda, vanno liberati perché il reato e i presupposti per la carcerazione non ci sono, ormai è evidente.
Intanto continuamo a far sentire loro la nostra solidarietà!
Riportiamo l’intervista all’Avv. Claudio Novaro apparsa su Repubblica di oggi sabato 28 giugno:
“È una vittoria piena la difesa sarà più facile”
“Mi sembra una vittoria piena su tutti i fronti: da una prima lettura delle motivazioni della Cassazione sembra emergere che siano state accolte entrambe le nostre tesi su cui avevamo improntato il ricorso”, si entusiasma Claudio Novaro, uno dei difensori che assistono i quattro Notav accusati di terrorismo. “Anche se parlare di vittoria o di sconfitta in termini giudiziari è improprio, tuttavia non possiamo non essere contenti di quello che hanno scritto i giudici del terzo grado”
Quali erano stati i capisaldi del vostro ricorso alla Suprema Corte?
Da una parte un vizio di motivazione, dall’altra un errore di applicazione della legge perchè è stato contestato un fatto che non ha le caratteristiche del terrorismo. Come si può pensare che un episodio così circoscritto possa generare un danno così grave al Paese? E da quello che apprendo anche i giudici della Cassazione la vedono come noi”.
Tuttavia i quattro restano in carcere per tutte le altre accuse.
“Va anche detto che la Cassazionesi esprime su ciò che le viene chiesto nel ricorso, non su qualunque cosa concerna la sentenza che si impugna. Noi semplicemente non avevamo sollevato questioni sulle armi o sulla resistenza a pubblico ufficiale”.
Avevate però sollevato parecchie questioni di nullità sulle intercettazioni che avevano dato il via all’inchiesta ma la Cassazione le ha bocciate tutte. Questo non scalfisce la vostra soddisfazione?
“Sulle intercettazioni noi avevamo sollevato vizi di forma che ci sono stati respinti, ma ciò non toglie che secondo noi rimanga un bel mistero come da un telefono sotto controllo a Bologna per una vicenda di droga si sia poi arrivati ai quattro imputati di Chiomonte. Ma per parlare di questo c’è il processo. Nel ricorso che avevamo fatto l’aspetto importante da affrontare era solo la qualificazione del terrorismo e solo di quello avevamo parlato in aula a Roma, il resto era secondario”.
Nonostante la sentenza della Cassazione, nel procedimento in corso le accuse restano pesanti: le motivazioni depositate dalla Cassazione cambiano qualcosa?
“È vero che il processo si continua a fare sulle contestazioni originarie, tuttavia mi sento di dire che adesso sostenere la difesa sia un po’ più facile di quanto non sarebbe stato con una sentenza della Cassazione di diverso orientamento. Anche se formalmente questa sentenza non entra nel processo in corso, la Corte d’Assise ne deve tenere conto nel suo giudizio”.
(F.Cr)