di Francesca Vaglio Laurin, Nuova società – I quattro No Tav accusati di terrorismo sono tornati oggi in aula dopo la prima udienza tenutasi il 22 maggio.
In quell’occasione, il pool di avvocati che difende Claudio Alberto, Mattia Zanotti, Niccolò Blasi e Chiara Zenobi aveva chiesto l’esclusione dal processo della ditta Ltf che gestisce la tratta internazionale della Torino-Lione, del sindacato autonomo di polizia, il Sap, e della Presidenza del Consiglio dei ministri, inserite dall’accusa come parti civili.
Questa mattina, con la ripresa del dibattimento, la corte d’Assise torinese ha dato il proprio responso in merito, rigettando la richiesta della difesa e accogliendo quindi la partecipazione di tutte e tre le parti.
La giuria ha così confermato la tesi, sostenuta dall’accusa, del danno materiale e d’immagine arrecato allo Stato, alla ditta italo-francese e alle forze dell’ordine di cui i quattro No Tav sono accusati per la loro presunta partecipazione a un attacco notturno al cantiere di Chiomonte avvenuto circa un anno fa.
Una decisione che fa esultare il Sap: Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato, parla di «vittoria storica», «un risultato importantissimo che ci rafforza nel convincimento e nella necessità di proseguire la nostra battaglia per l’affermazione del principio di legalità».
La difesa aveva poi sollevato un dubbio di legittimità rispetto all’utilizzo del rito abbreviato nei confronti degli imputati, chiedendo quindi la sospensione immediata del processo per incostituzionalità. Ma la Corte ha respinto anche questa richiesta, ritenendo le motivazioni addotte dalla difesa «manifestamente infondate».
Nel frattempo, nel piazzale di fronte all’aula si era di nuovo radunato un centinaio di No Tav che ha portato solidarietà ai quattro attivisti incarcerati. Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò erano tutti presenti in aula e, come in occasione della prima udienza, sono apparsi sereni nonostante il macigno delle accuse che pesa sulle loro spalle. Anzi, approfittando del processo, hanno potuto scambiare alcune parole con gli attivisti entrati in aula, con i quali hanno ironizzato sul risultato dell’imponente operazione scattata all’alba di martedì in merito a una serie di episodi legati alla lotta per la casa che vede più di 100 indagati, molti dei quali sottoposti a misure cautelari. «Siamo solidali con voi rimasti fuori, visto che ormai stanno andando tutti dentro» hanno detto con tono sarcastico. A quel punto la polizia penitenziaria li ha allontanati per impedire ulteriori dialoghi tra i quattro imputati e il pubblico.
Al termine dell’udienza alcune persone del pubblico hanno esposto uno striscione con scritto “Sfratti, sgomberi, retate: libertà per chi resiste”.
Insomma, se lo scorso 22 maggio il processo si era aperto in un clima più disteso e diversi attivisti avevano commentato positivamente l’atteggiamento dei giudici, l’udienza di oggi con il rigetto delle richieste della difesa e l’allontanamento degli imputati lasciano invece meno ben sperare su un cambio di passo da parte di Procura e Corte rispetto alle tensioni che da mesi caratterizzano l’altro grande procedimento contro attivisti No Tav, quello sui fatti del 3 luglio 2011.
La prossima tappa del processo sarà il 13 giugno e si celebrerà sempre nell’aula bunker delle Vallette: in quell’occasione verranno ascoltati i primi testimoni dell’accusa, perlopiù uomini delle forze dell’ordine e operai che la notte dell’attacco si trovavano dentro il cantiere della Maddalena.
Nella stessa giornata il movimento No Tav ha organizzato a Susa un’iniziativa dal titolo “Un Tribunale per i diritti della Val Susa”, durante la quale verrà illustrato il ricorso presentato da alcuni amministratori locali della valle e da una serie di giuristi riuniti sotto il nome di Controsservatorio Valsusa sulla violazione di alcuni fondamentali diritti avvenuti in questi anni sul territorio valsusino.