Ieri mattina nel corso del maxi processo ai notav in aula bunker è stato “parzialmente” letto il comunicato di solidarietà nei confronti del NoTav Zeno Rocca, pestato in questura dalla celere di Padova.
Il giudice Quinto Bosio non ha permesso la lettura completa del comunicato che poi è stato allegato agli atti del processo.
il Comunicato:
Considerato che in questo procedimento si sono costituiti come parti civili 3 ministeri, diversi sindacati di polizia e numerosi agenti della forza pubblica, denunciamo come grave intimidazione la vile aggressione, operata da un reparto della celere il giorno 10 marzo a Padova nei confronti di un imputato di questo processo, Zeno Rocca.
Mentre usciva dalla questura ed era fermo alla fermata dell’autobus, riconosciuto come esponente di un centro sociale nonché attivista NO TAV, è stato circondato minacciato e pestato sul posto. Arrestato poi senza motivo plausibile e condotto in questura è stato trattenuto in camera di sicurezza per oltre 6 ore, periodo in cui è stato del tutto privato di assistenza medica e legale.
Solo una volta rilasciato ha potuto ricorrere alle cure mediche dove i sanitari gli hanno riscontrato una distorsione cervicale e una costola fratturata con una prognosi di 20 giorni.
Ancora una volta è sotto gli occhi di tutti da quale parte stia la violenza gratuita.
Gli imputati di questo processo – stringendosi solidali intorno al proprio coimputato – dichiarano che non sono disposti a tollerare ancora provocazioni di questo tipo da parte degli stessi che – grazie all’impunità che ha sempre seguito simili comportamenti da parte delle forze dell’ordine – sono rappresentati in quest’aula come parti lese.
Se colpite uno colpite tutti.