da Infoaut (13/1/2014) Oggi la rassegna stampa dei principali organi di informazione è dedicata ai No Tav e l’occasione è data da diversi avvenimenti la cui narrazione, da loro costruita in maniera assolutamente parziale, non ci sorprende affatto ma merita un commento.
La prima notizia, l’unica che riteniamo meriti essere raccontata seriamente, è la sentenza del tribunale del riesame che quest’oggi ha deciso di confermare la detenzione in carcere per Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò con l’accusa di attentato con finalità terroristiche. I giudici del tribunale hanno quindi deciso di avvalorare l’ipotesi di reato formulata dai pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, tifosi del Tav e, da mesi oramai, accaniti persecutori degli attivisti del movimento.
Il salto di qualità addebitato dalla procura al movimento in realtà si gioca da quest’estate all’interno delle aule di Tribunale, dove iniziative di lotta di diverso tipo vengono immediatamente mediatizzate e criminalizzate, con la produzione di accuse di reato spropositate e spesse volte ridicole.
Seguendo questa logica delle iniziative di lotta normalissime e oramai consuete in valle come quella di ieri, ossia il blocco del cambio turno degli alpini ad opera di alcune decine di No Tav, se in passato dai media venivano perlopiù ignorate, oggi vengono narrate in tempo reale e, contemporanea, è anche la notizia che viene data delle denunce, in una forsennata ricerca di visibilità da parte della procura/questura in ansia da prestazione (dentro e fuori le aule del tribunale).
Sappiamo bene, però, come tutto ciò non impedisca al movimento di continuare a pensare e mettere in campo iniziative, molte in questi giorni in solidarietà ai quattro No Tav in carcere con l’accusa di terrorismo. Questa non è per molti una notizia, ma noi sappiamo essere l’essenza di questa lotta e il segreto della sua forza nonostante i continui attacchi subiti.
Le altre notizie di oggi che vengono ricondotte al movimento No Tav e ritroviamo sulle prime pagine dei giornali riguardano, tanto per cominciare da una, il poco onorevole senatore Esposito. Il «ragazzo di strada», che sappiamo soffrire nei momenti di anonimato (della sua attività da parlamentare si fa fatica, infatti, a trovare traccia), oggi è riuscito a guadagnare visibilità grazie ad una presunta minaccia che avrebbe subito presso la sua abitazione. Dispensando interviste lacrimevoli e descrizioni drammatiche, il senatore dichiara di pensare addirittura ad un abbandono della politica. Anche questo tipo di comunicazione non è nuovo da parte del personaggio ed è finalizzata a raccogliere un po’ di «solidarietà», oltre alla visibilità, da parte dei suoi simili.
Tra polli e molotov sullo zerbino di casa, stelle con molte punte sul cofano, bigliettini, lettere ecc. oramai non c’è più l’elemento sorpresa e scadiamo nella noia.
Esposito e i suoi compari saranno evidentemente a corto di idee, oltre che di risultati, poiché i soldi delle tanto osannate compensazioni per le ditte si tav sono spariti e con essi sfumano sempre di più le ragioni di chi vuole costruire il super treno.
Altra notizia che conquista l’attenzione dei reporter nostrani sono i cessi intasati dei pm sopra citati e di altri loro colleghi, mentre oggi il tribunale riconfermava la detenzione in carcere per Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Anche questa notizia in condizioni normali passerebbe inosservata, ma il fatto che siano stati ritrovati degli adesivi riconducibili al movimento sulle vaschette dello scarico la rende non solo degna di nota, ma addirittura meritevole di reportages fotografici…da premio Pulitzer insomma.
L’ultima notizia riguarda invece un video pubblicato giorni fa in rete, in cui si documenta come «la befana» abbia fatto visita al pennivendolo Massimo Numa, l’autore del libro in memoria dei caduti della RSI. Dopo una breve ricerca lo abbiamo trovato in rete, lo pubblichiamo qui di seguito:
La befana vien di notte, ma per numa… from massimino on Vimeo.
Per concludere possiamo dire che la schizofrenia/sudditanza dei media nostrani e la condotta narcisista/strumentale della procura, a braccetto con la questura, oramai non sorprendono più.
Ciò a cui non il movimento non si abitua e continuerà a contrastare è la criminale, quella sì, persecuzione in atto contro tutti gli attivisti del movimento, ad oggi indagati a centinaia e diversi sottoposti a misure cautelari.