[da La Stampa]
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
La Torino-Lione rischia di rimanere senza i soldi europei. La Commissione Ue pensa a un nuovo, e definitivo, ultimatum all’Italia, perché dimostri di voler realmente procedere con l’opera. Fonti europee rivelano che se non verranno rispettate due condizioni ritenute cruciali – la firma della nuova convenzione con la Francia entro fine anno e l’avvio dei lavori alla Maddalena entro marzo -, Bruxelles sospenderà i fondi messi a disposizione dall’Unione, tutti o in parte. Vuol dire che è in forse una quota compresa fra i 200 milioni e l’intero tesoro di 671 milioni. Il che, di fatto, metterebbe una pietra sopra il sogno della ferrovia veloce sotto le Alpi occidentali.
A fine ottobre la Commissione Ue ha annunciato la decisione di sfilare 9,8 milioni dal conto corrente della Torino Lione perché i soldi «o si utilizzano o si perdono». Giovedì, secondo le fonti, il comitato finanziario dell’esecutivo ha confermato senza opporre rilievi la correttezza della delibera, ma a Bruxelles si è deciso di non procedere con l’invio della notifica formale a Roma, la lettera in cui comunicare in nero su bianco il definanziamento a cui si è arrivati un mese e mezzo fa. Cosa che, invece, avrebbe dovuto avvenire in modo automatico.
Come mai? La versione più accreditata è che da un lato si aspetti di vedere le mosse del governo e dall’altro si stia lavorando su due bozze di missiva dai toni diversi. La prima è quella da inviare se tutto andrà bene, se dunque entro l’anno Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi apporranno la loro firma sulla nuova versione del trattato bilaterale del 2001. Il documento dovrebbe rivedere le quota del confinanziamento della tratta internazionale che attualmente ricade per il 63% su i conti del nostro Tesoro. Allo stesso tempo, introduce il nuovo soggetto responsabile dell’appalto con mandato più ampio rispetto all’attuale Lyon Turin Ferroviarie (Ltf).
In questo caso, Bruxelles confermerà il ritiro dei 9,8 milioni e la possibilità di utilizzare le risorse stanziate per il 2007-2013 sino a tutto il 2015. «Bastone e carota», riassume un osservatore europeo. Eppure potrebbe non bastare, visto che i tecnici della Commissione accumulano dubbi su dubbi sulla volontà del Bel Paese di portare a termine la grande rete sulla tratta destina a collegare Lione all’Ungheria, solcando l’intera pianura padana.
Di qui la seconda lettera. Quella che notifica il definanziamento annunciando l’ultimatum più duro: o si rinnova il patto coi francesi o saltano i soldi. Tutti o quasi. Possibile? «L’Italia sta mantenendo tutti gli impegni sulla Torino-Lione», ha assicurato giovedì il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli in visita a Bruxelles. La Commissione prende appunti. Certo è un buon segnale che il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) abbia approvato in novembre l’apertura dei cantieri della Maddalena, ma sino a che le ruspe non saranno al lavoro non sarà contenta. «Ci facciamo poche illusioni vista il quadro politico», ammette una fonte interessata al dossier. Il governo dovrebbe trovare la forza per chiudere coi francesi. Risulta che la trattativa stia procedendo non male, meglio sulla parte nuova Ltf piuttosto che sull’aumento della quota intitolati ai francesi.
D’altro canto la Commissione vuole dare la spallata, arrivare ad un redde rationem attese da tempo. L’incertezza sul futuro del governo potrebbe magari aiutare a spuntare un rinvio, magari un altro mese. Le fonti riferiscono che a Bruxelles la pazienza è al limite, che magari si negozierà, però che, allo stato attuale, la certezza di finanziamento è più ambizione che realtà.