Ancora una volta confermato il fatto che se vai fuori Torino le questioni TAV/ NO TAV vengono trattate diversamente. Fatte le dovute proporzioni, ricordiamo con rispetto i casi di Edoardo Massari, Soledad Rosas e Silvano Pelissero, accusati e condannati per reati che la Cassazione smentì clamorosamente (nel frattempo i primi due si erano tolti la vita), ma anche gli arresti del 26 gennaio 2012, con le misure detentive in carcere dichiarate illegittime e sproporzionate sempre dalla Cassazione. Ora si scopre che Mario Virano, presidente del c.d. Osservatorio Valle Susa e Commissario Straordinario del Governo per il progetto della linea Torino-Lione è indagato dalla Procura di Roma in relazione ad una vicenda sulla trasparenza degli atti amministrativi. Ecco la storia in poche righe. Nel 2008 alcuni valsusini chiedono all’Osservatorio copia di alcuni documenti, vogliono capire di cosa si è discusso nelle tanto decantate riunioni. Ricordiamo che l’Osservatorio è una struttura pubblica costituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e che doveva essere il “luogo di confronto per tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico” con la finalità “di esaminare, valutare e rispondere alle preoccupazioni espresse dalle popolazioni della Valle di Susa”. L’Osservatorio però – chissà perché – risponde di no, nessun accesso ai documenti. I No Tav fanno causa all’Osservatorio, che si costituisce in udienza con l’Avvocatura dello Stato e nega ancora: no, non avrete nessun documento. Il TAR respinge una parte delle richieste ma dà parzialmente ragione ai No Tav: l’Osservatorio deve consegnare alcuni documenti che hanno relazione con la materia ambientale. La sentenza passa in giudicato, viene notificata, comunicata, conosciuta dall’Osservatorio, cui si chiede di avere finalmente questi famosi documenti, nessuna risposta. I No Tav notificano una messa in mora. Nessuna risposta. Notificano un ricorso per ottemperanza (è uno strumento con il quale si chiede al TAR di ordinare all’Amministrazione che ha perso la causa, di rispettare la sentenza): a quel punto l’Osservatorio, siamo già in ritardo di due anni, comunica ‘ok forniremo i documenti’ e dopo una procedura farraginosa per arrivare a fissare un appuntamento con data e luogo, alla fine ne consegna una parte. Un’altra ancora no perché, dice Virano in persona, si trova negli uffici dell’Osservatorio di Roma. I No Tav attendono, senza ricevere informazioni su quali documenti siano conservati a Roma. Poi chiedono formalmente la parte mancante, ma ricevono ancora una volta o silenzi, o risposte inconcludenti. Ad oggi anche gli ultimi documenti sono stati consegnati, ma dopo così tanto tempo dall’inizio della vicenda è stato deciso di denunciare i fatti alla Procura di Roma: perché il comportamento serbato in questi 5 anni è stato costantemente di rigida opposizione all’accesso agli atti, pubblici – quindi del pubblico, vostri, nostri, di tutti, non di Virano – e perché non sono state rispettate le decisioni di un Tribunale che imponevano la consegna. Era giusto che finisse sotto gli occhi della magistratura questo comportamento ed è giusto che ora il procedimento di cui abbiamo notizia dal Corriere della Sera continui, per fortuna non a Torino (si parlerà di tempi della giustizia a favore o contro i No Tav sabato 7.12.2013 a Bussoleno).
L’aspetto puramente legale, strettamente legale della vicenda TAV Torino-Lione è minoritario rispetto alle questioni motivate che la popolazione solleva da anni e che ha messo in crisi la proposta ‘Si Tav’. Però, per il momento, si può dire di essere di fronte ad indizi di qualcosa che non convince e solleva legittimi dubbi.
Avv. Stefano Bertone