Le ”degenerazioni criminali” delle manifestazioni No Tav non vanno sottovalutate. Lo ha detto oggi il procuratore generale del Piemonte, Marcello Maddalena, all’inaugurazione dell’anno giudiziario.”Quelli della mia generazione – ha osservato – ben sanno quanto breve e facile sia il passaggio dalla violenza politica di piazza ad altre forme peggiori che in un passato non lontano hanno insanguinato l’Italia”. Ha poi espresso solidarieta’ al procuratore Caselli, per gli attacchi subiti.(Ansa 26.01.2013)
Ecco che alla lista dei magistrati affetti da incubi riccorenti si aggiunge di buon grado il procuratore generale del Piemonte, Marcello Maddalena, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario riesce a ricavare spazio nel suo intervento per i NOTAV, criminalizzando il movimento e paragonandolo ai suoi incubi, gli stessi del collega Gian Carlo Caselli che li rivive da tempo.
Forse perchè continua ad essere impossibile fermare un Movimento che non si batte solo contro l’assurdità chiamata TAV ma, più in generale, contro lo spreco di denaro pubblico e che pratica un’altra politica rispetto a quella della casta ecco andare in scena la solita demonizzazione del Moivimento NOTAV per far si che il nome del movimento venga sempre più equiparato ad un passato che rivivono solo i magistrati sul quale vi hanno costruito le laute carriere.
Lo ribadiamo ancora una volta: la magistratura torinese e piemontese lavora di fatto per il Tav, assumendosi le responsabilità che ne comporta, dimostrandosi contigui a quel sistemna che molte volte dicono di combattere, quel sistema che usa i soldi pubblici per gli interessi privati. Ormai il Tav ne è un esempio, man mano che i soldi pubblici “terminano” (anche se ci sono, eccome se ci sono) e i governi nazionali o regionali sono “costretti” a chiudere gli ospedali, mai una parola viene spesa per sollevare dubbi su un opera pubblica che non ha nemmeno all’orizzate un beneficio per la collettività, se non quella che siede in parlamento o in consiglio regionale, ed evidentemente anche dietro ai banchi dei tribunali.
Ps: Per noi di Maddalena c’è solo la Libera Repubblica!
Abbiamo ricevuto la parte trscritta dell’intervento di Maddalena che ri-pubblichiamo:
…”Ritengo ancora doveroso fare un cenno in questa sede ai numerosi processi relativi alle degenerazioni criminali che in più occasioni si sono verificate in occasione di manifestazioni ed iniziative promosse dal c.d. movimento NO TAV. Mi sia consentita, innanzi tutto, la manifestazione, anche a nome di tutta la Procura generale, di totale solidarietà al Procuratore della Repubblica di Torino qui presente e ai magistrati del suo ufficio che, nella più scrupolosa osservanza della legge, sono intervenuti non, come strumentalmente e falsamente sostenuto e si vuole far apparire (anche da persone e da parti da cui era lecito non attenderselo), per criminalizzare il dissenso politico (che è e resta sempre e sacrosantamente lecito e spesso fecondo) ma unicamente e semplicemente perché non possono accettarsi, in uno stato civile e democratico, manifestazioni di dissenso costituite da comportamenti ed atti di violenza ed aggressione fisica nei confronti di appartenenti alle forze dell’ordine che, fino a prova contraria, altro non hanno fatto e fanno se non cercare di garantire, talora a prezzo della propria incolumità personale, l’osservanza della legge, a tutela e presidio della democrazia e della libertà di tutti. Ed anche a loro va il ringraziamento e la solidarietà mia e dell’ufficio che qui rappresento. Per quelli della mia generazione è ancora troppo vivo il ricordo di quel che ha significato la sottovalutazione di forme di violenza politica che in un paese che pretende di essere civile e democratico non hanno diritto di cittadinanza. E ben sanno, quelli della mia generazione, quanto breve e facile sia il passaggio – specie poi in momenti di grave crisi economica – dalla violenza politica di piazza (che è comunque, come la storia insegna, pur sempre terribile) ad altre forme peggiori che già in un non lontano passato hanno insanguinato l’Italia per più di un decennio. Dicevano i latini: “principiis obsta”. Ricordiamocene. ”