Nulla di nuovo dunque, tant’è che nemmeno i giornali e le televisioni hanno dato tanto spazio all’evento, perché secondo le regole dell’informazione, una notizia “buca lo schermo”una volta sola. Il governo ha nella fattispecie, rinforzato l’Osservatorio tecnico presieduto da Virano, battezzandolo come nuovo strumento per realizzare le grandi opere e gestire i conflitti, rinnovandogli fiducia,e consegnandoli in mano gli strumenti per tentare di realizzare la Torino Lione. L’architetto Virano, da bravo architetto, ha tracciato un progetto di dialogo, mediazione, efficienza e pubblicità che merita fiducia, e di fatti sarà l’unica sede dove si prenderanno le decisioni, o meglio i metodi per prenderle: gare di appalto, finanziamenti europei, compensazioni, tempi ecc…saranno concordati in quella sede che più lontano da Roma starà meglio è. E questo il governo lo ha capito bene e il buon Matteoli si è speso, nella conferenza stampa finale a spiegarlo bene, togliendo ogni ostacolo al percorso, ribadendo la definitiva uscita della Torino Lione dalla Legge obiettivo, e tenendo distanti ogni forma di accelerazione da parte dei tifosi del Tav in seno al governo, che vorrebbero vedere una bella spallata ai “valligiani rozzi”. Inoltre ha convinto le Fs ha promettere ammodernamenti per le linee pendolari, sapendo già che non avverrà mai.
E’ stato licenziato un documento in otto punti, che i sindaci hanno avuto il buon gusto di non firmare, dove si dice ben poco, se non che con le dovute operazioni, si potranno incassare i finanziamenti europei spalmandoli sull’intera linea, che tradotto significa che potrebbero già esserci i soldi per partire con una nuova progettazione partendo da Torino per attuare quella strategia che molti avevano già indicato, facendo partire i lavori alle estremità della tratta dove non vi è opposizione, e lasciare la Valle di Susa, cuore centrale della linea, alla fine, facendo così passare del tempo e stringendo la morsa alla fine di tutto.
Poi vengono indicati i tempi per le progettazioni e la partenza dei cantieri, 2013 più o meno.
Una governance unitaria, o bipartisan, sarà lo strumento organizzativo che la lobby del tav si propone, cioè un comando dispiegato e concertato sotto forma di governance.
I sindaci in tutto ciò si dicono contenti che si continui a dialogare con loro, riproducendo i problemi di qualsiasi coppia, e che si possa continuar a lavorare nell’Osservatorio. Copione già visto, il problema è che nemmeno l’asso nella manica di Ferrentino & C., il F.A.R.E., non si è rivelato così destabilizzante come pensavano. Il problema vero è che dalla seconda fase dell’osservatorio, sindaci e tecnici potranno solo più dialogare sul tracciato e quindi staremo a vedere cosa decideranno.
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