“Non è un reato partecipare ad una manifestazione violenta No Tav” e pertanto il tanto paventato concorso morale, reato con il quale incriminare chiunque partecipi a una manifestazione notav, non esiste.
Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza per Nina e Marianna, che finirino assolta la prima e condannata la seconda in un processo farsa con testimonianze fumose che dimostrarono l’inconsistenza delle accuse nei confronti delle due notav.
Fin dall’udienza preliminare presidiata dal Procuratore di Torino Caselli si capiva l’aria che tirava e che la procura voleva sentenziare nei confronti del movimento notav, e tentare di giocare la carta del “concorso morale” per munirsi di un altro strumento per intimorire il movimento.
E invece neanche questa volta è passato l’esercizio da “legge speciale” che la procura di Torino ha tentato per l’ennesima volta dimostrando palesemente la volontà di dotarsi di strumenti adatti a fermare “all’origine” la mobilitazione popolare, come è stato fatto con i folgi di via, gli obblighi di dimora ed altri piccoli escamnotage “legali” .
Il tribunale, nelle motivazioni, cita un giudizio della Cassazione riferimendosi alla pronuncia di assoluzione del senatore Giulio Andreotti (30 ottobre 2003) per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli…
Il giudice comunque si lancia nelle considerazioni finali, emettendo a suo modo la sentenza nei confronti di MArianna e del Movimento, non ricordando bene che la condanna di Marianna (nata da una testimonianza assurda e mai verificata) è stata condannata perchè nel suo caso la pena “deve tener conto della gravità del fatto, inserito in quei pesanti disordini che sovente accompagnano le motivazioni No Tav soffocando e vanificando, con una violenza che troppo spesso nasconde la mancanza di idee e di ideali, la voce e le ragioni di coloro che cercano di dare la massima visibilità alla loro opposizione in modo civile, motivato, democraticamente rispettoso”.
Per fortuna la storia, nel nostro caso, non la scriveranno i tribunali!