di Francesco Spinazzola | 27 aprile 2012
Questo post ed il seguente li dedico ad un tema solo apparentemente disgiunto dalla tematica classica di questo blog. Il 25 di aprile, sono salito in Val di Susa e sono andato ad assistere assieme al Prof. Mauro Cristaldi della Sapienza di Roma ad una manifestazione di commemorazione della Resistenza organizzata presso la Sacra di S. Michele dai Comuni del luogo.
In tale sede ho potuto constatare de visu quanta bella consapevolezza democratica e quale livello di partecipazione e di competenza è stata raggiunta dagli abitanti di quei luoghi. Mi sono commosso. Il giorno dopo, 26 Aprile, presso il Politecnico di Torino ho potuto assistere al convegno organizzato dai 360 Accademici autori della petizione e del documento che contesta la decisione governativa di costruire la linea TAV in Val di Susa. È stata effettuata un’analisi multidisciplinare per raccogliere pareri autorevoli su tutti gli aspetti economici, impiantistici, ambientali e sociali. Tutte le relazioni sono state di grande respiro e approfondimento, citerei quella del Prof. Tartaglia che ha aperto il dibattito.
Mi ha particolarmente colpito per la lucida e razionale esposizione degli errori (voluti?) effettuati in sede di previsione, a cominciare da quella delle dimensioni del flusso di passeggeri. Infatti tale numero, relativo alla Torino-Lione invece di decuplicarsi , immaginato da 2.000 a 20.000/die è invece rimasto tra 2.000 e 3.000, esito in gran parte raggiunto in seguito ad offerte promozionali. Anche il flusso delle merci è stato largamente sovrastimato. In primo luogo le ferrovie debbono essere dimensionate non sul valore, ma sulla quantità (volume e peso) delle merci trasportate. Inoltre la linea Torino-Lione non tiene conto del fatto che le direttrici del traffico sono Nord-Sud, attraverso i porti del mediterraneo, attualmente in crescita. La direttrice Italia-Francia invece è stazionaria o in decrescita, perché ormai saturata, e la previsione di un aumento di traffico è stata esageratamente gonfiata. In secondo luogo nel “mondo reale” sussiste una crisi economica strutturale di esito incerto (il PIL europeo è comunque previsto al massimo stagnante o piuttosto in decrescita per svariati anni). Altre relazioni (Ponti, Ulgiati, Cicconi-Cancelli, Mercalli etc.) hanno poi aggiunto numerosissimi altri spunti alla discussione nei rispettivi settori di indagine, indicando con estrema precisione moltissime altre criticità e contraddizioni contenute nel progetto governativo. Non ho lo spazio per rendere conto di tutti gli interventi ed anche la mia competenza è limitata. Chi ha interesse alla faccenda potrà aggiornarsi, svolgendo le proprie ricerche in rete.
A tale proposito ricordo che un “blogger” del Fatto quotidiano, il Prof. Massimo Zucchetti, ha organizzato il convegno. In conclusione mi preme sottolineare che nel convegno si è realizzata in parte quello che costituisce uno dei miei principali desideri e che mi ha dato un motivo in più e forse il principale per il quale ho ritenuto importante ed opportuno deragliare dalla consueta tematica. Sia pure su un singolo tema: la TAV, la società civile, verticalmente ed orizzontalmente rappresentata in tutte le componenti economiche, sociali e culturali, si è impegnata ad esprimere un parere condiviso, al termine di un percorso articolato e sofferto.
Costituisce, anche se parzialmente, quello che definivo la creazione di un senso comune scientifico. Rappresentato non solamente dall’impegno intellettuale nell’insegnamento, nella ricerca nei laboratori o nelle cliniche e così via, ma anche e soprattutto dall’intervento diretto, militante a favore dei concreti bisogni degli individui. Certamente le critiche nei riguardi di tale iniziativa non mancheranno e lo spazio dedicato dall’informazione “mainstream” a questo convegno è stata veramente infima. Ma se di fatto intendiamo partecipare ad una visione alta, complessiva dei problemi, penso che non si debba perdere questa occasione, che può rappresentare un modello per le tante situazioni e le tante problematiche in cui nel nostro paese appare evidente la necessità di ricercare la sensibilizzazione dell’opinione pubblica col sostegno indispensabile di pareri autorevoli, impeccabili dal punto di vista scientifico ed istituzionale.
Per rimanere nel campo della salute direi che andrebbero presi in considerazione la nocività ambientale intesa in senso lato, gli effetti delle radiazioni ionizzanti e delle onde elettromagnetiche e dei vari inquinanti ambientali sulla oncogenesi ed altre patologie; gli aspetti riguardanti la profilassi delle malattie infettive (particolarmente trascurata nel nostro paese negli ultimi tempi); lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti e così via. Il prossimo post verrà dedicato agli aspetti sanitari legati all’impatto ambientale della TAV.