Comunicato di Arcicaccia- In vista dell’occupazione dei terreni per il cantiere della Maddalena, prevista per l’11 aprile, l’associazione venatoria Arcicaccia, federata Arci, chiede di conoscere in che modo è stato ottemperato alle prescrizioni er quanto riguarda la tutela della fauna selvatica.
«Vogliamo sapere a che punto sono gli studi preliminari al progetto esecutivo del cantiere della Maddalena che riguardano la fauna selvatica – chiedono il presidente regionale dell’Arcicaccia Mauro Vaccamorta e il presidente provinciale Bruno Peinetti – Ricordiamo che, le prescrizioni del progetto definitivo del cunicolo esplorativo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 aprile del 2011, prevedono ben 9 punti che riguardano gli habitat e la fauna selvatica. Si tratta di studi e monitoraggi sui possibili impatti generati dal cantiere che riguardano molti aspetti: dai corridoi ecologici alle zone sorgentizie, dalle interferenze dirette dei lavori alla funzionalità ecologica. Sono studi che andavano fatti prima della recinzione del cantiere decisa per motivi di ordine pubblico. E, in ogni caso, sono prescrizioni che obbligano Ltf ad effettuarle prima dell’avvio dei lavori di sistemazione pre-scavo. Vorremmo conoscerli, sapere quanto sono costati e quanto sono attendibili. Vorremmo anche conoscere nel dettaglio le misure che si stanno assumendo nella progettazione esecutiva per ovviare agli impatti sulla fauna selvatica. Non vorremmo che per una zona riccamente popolata di cervi, camosci e caprioli oltre che di numerose specie protette, finisse come per l’area archeologica, prima danneggiata dall’attività dentro il cantiere e poi chiusa alla fruizione».
L’Arcicaccia, poi, sottolinea l’importanza della partecipazione democratica ai processi decisionali sulle grandi opere che impattano sull’ambiente che devono coinvolgere i cittadini e le loro rappresentanze, e chiede che sulla fauna sia coinvolto il Comprensorio alpino To2.
Arcicaccia ricorda anche che, per il dissennato consumo di suolo e per lo sviluppo convulso di molte infrastrutture i cacciatori hanno perso negli ultimi 15 anni oltre il 30 per cento di superficie cacciabile, portando pure a una rarefazione della fauna selvatica in un territorio sempre più cementificato.
Arcicaccia si batte per una caccia sociale e sostenibile, rispettosa delle normative europee e delle indicazioni del mondo scientifico, ed è al fianco dell’ambientalismo scientifico contro un modello di sviluppo che comporti la distruzione del patrimonio naturale e di quel “patrimonio indisponibile dello stato” che è la fauna selvatica. Le stesse evidenze scientifiche e di sostenibilità che dovrebbero essere alla base delle scelte sulle grandi opere.