(da Reporters )Una riflessione sull’etica di giornalisti e fotografi nel seguire e documentare il movimento No Tav in Val di Susa
Come da prassi durante qualsiasi evento che ha come protagonisti manifestanti e forze dell’ordine, le proteste in Val di Susa sono raccontate attraverso parole come scontro, carica, rabbia, sommossa, gas e via dicendo.
Eppure c’è chi, inesperto e quindi fuori dalle logiche malate dell’informazione, ha immortalato un momento di distensione e armonia: nei pressi della Baita Clarea in Val di Susa, Gabriele Caffo ha fotografato il pacifista Turi Vaccaro mentre scambia un sorriso con un carabiniere.
Noi di Reporters lo abbiamo intervistato.
Turi Vaccaro è il pacifista del movimento No Tav che era salito sul traliccio dell’alta tensione “per meditare un momento”, lo stesso dal quale era caduto il leader Luca Abbà. Si tratta di una figura molto conosciuta del pacifismo della Val di Susa: a piedi nudi fra gli schieramenti dei carabinieri in assetto antisommossa era salito su un palo suonando il flauto.
Ecco perché Gabriele Caffo, da molti anni membro del Movimento No Tav, appena ha visto la scena del pacifista e del carabiniere che si scambiavano un sorriso non ha esitato a scattare (foto: Gabriele Caffo).
Ce lo racconta così:
“Domenica mi sono trovato di fronte alla polizia. In quelle circostanze, la situazione è sempre tesa e la tensione sempre alta, anche quando non succedono scontri o incidenti. Io da anni faccio parte dei manifestanti, e personalmente vivo la presenza delle forze dell’ordine come una vera occupazione, come un sopruso da parte dello Stato, come una forzata limitazione alla libera circolazione delle persone sul territorio, molte volte esercitata in modo illegale proprio dalle forze di polizia. In virtù di questo, ovviamente mi trovo a catturare fotografie con l’occhio di chi vive da questa parte della barricata“.
Che cosa hai pensato in quel momento?
“Quando ho visto Turi sorridere al carabiniere, e il carabiniere ricambiare, anche a me si è automaticamente stampato in volto un sorriso. Immediatamente mi si è allontanata dalla mente la ventennale diatriba TAV – NOTAV, ho dimenticato da quale parte della barricata io mi trovassi, di colpo non aveva più nessuna importanza. Ho avuto la percezione che stesse succedendo un qualcosa di assolutamente atipico e bellissimo, abituato come sono vedere “quelli di qua” e “quelli di là” che si guardano ingrugniti sibilandosi velate offese. Ho assistito ad un attimo di incontro tra due realtà opposte e contrapposte. Incontro con il sorriso, dopo anni di veleni“.
Pensi che tra i professionisti dell’informazione manchi la volontà di documentare un aspetto del genere?
“Sarebbe stato un vero peccato non documentare dovutamente quel momento, non immortalarlo. Con la speranza che possa servire da stimolo a tutti, a chi sta di qua e a chi sta di là, a provare a capirsi con le parole e con la ragione invece che con i “sento ma non ascolto” e con la forza. Per questo ho deciso di mandare la foto a Repubblica. I NoTav sono violenti. Anzi no, sono valsusini pacifisti.La polizia esercita soprusi sul territorio. Anzi no, è lì a difendere la legalità. Tutto questo oggi non ha importanza, oggi la notizia ve la do io. È successo questo: un manifestante e un carabiniere si sono scambiati un sorriso!”
E’ possibile che i mass media vogliano tenere alto il livello di odio nella popolazione?
“Questo è sicuro. Ed è da considerare che a Turi a inizio settimana è stato notificato il foglio di allontanamento da 7 comuni della Val di Susa. E a questa notiziona i siti di informazione hanno dato grande risalto…”
Secondo te alla fine quest’opera si farà?
“Io che tocco con mano la situazione che c’è in valle credo che se la vorranno fare dovranno deportarci tutti. La valle è arrabbiata e determinata, e anche in questo momento così delicato siamo trattati in modo inqualificabile. I politici, che vogliono l’opera a tutti i costi, continuano a mentire sapendo di mentire. Monti ci dice che i cantieri sono partiti e che devono andare avanti, quando la realtà è che il cantiere non esiste e che per lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena non esiste nemmeno il progetto esecutivo. C’è una lettera firmata da più di trecento ricercatori e docenti universitari dove si chiede a Monti in persona di riaprire il dibattito sul piano tecnico. Non c’è stata risposta. Qua si cerca di ricondurre il tutto a un problema di ordine pubblico, ma non è così: è fondamentalmente un problema di democrazia“.