di gigi richetto Il Grande Cortile è davvero grande! Venerdì 10 febbraio la sala consiliare di Sant’Ambrogio era strapiena di cittadini, che hanno ascoltato con diligente attenzione, per oltre due ore, una straordinaria lezione di economia e di vera politica, svolta da due esperti di primo piano: Guido Viale e Ivan Cicconi.
Un saluto non convenzionale ha portato il primo cittadino Dario Fracchia, che ha offerto, in controtendenza rispetto al “mercato della corruzione”, uno spazio costruttivo di speranza: il comune di Sant’Ambrogio mette da subito a disposizione di “ETINOMIA” il locale per la sede organizzativa, da cui partiranno le iniziative economiche e culturali di sostegno al nostro territorio, grazie all’iniziativa degli imprenditori no tav. Ha inoltre ricordato che il 25 febbraio – giorno della marcia No Tav da Bussoleno a Susa – alla sera, sempre a Sant’Ambrogio, verranno a portare la loro testimonianza Pino Masciari e Salvatore Borsellino, impegnati sul fronte della lotta alla criminalità mafiosa. Un Comune della Valle bella e resistente, guidato da una lista civica che non a caso si definisce “Cittadini in movimento”!
GUIDO VIALE ha esordito manifestando completa solidarietà agli arrestati e invitando a promuovere continue azioni di sensibilizzazione fino alla scarcerazione di tutti i No Tav.
Entrando nel vivo della serata ha richiamato l’attuale situazione greca, che può prefigurare drammaticamente il nostro futuro. A tale proposito ha impostato una serrata critica alle misure deflazionistiche adottate dal governo Monti, che riducono redditi e occupazione. Sono le stesse politiche che dagli anni settanta hanno strangolato il terzo mondo, condizionato dai famigerati prestiti, che hanno causato per Argentina, Equador e Perù il cosiddetto “ventennio perso”, cioè non sviluppo ma dipendenza, perdita del benessere! Monti prosegue, con analogo cinismo senza futuro, sulla via di Berlusconi: riduzione delle pensioni, svendita del patrimonio pubblico, privatizzazioni, liberalizzazioni, libertà di licenziamento… L’esame della genesi di questa crisi finanziaria, partita con i famosi mutui americani sulla casa, ha condotto Viale a sviscerare più in profondità il quadro dello spostamento del reddito da lavoro ai redditi da capitale, pari, negli ultimi 30 anni al 10% del PIL, e a denunciare il meccanismo di cui anche le banche europee sono state protagoniste, quando hanno intrapreso pure loro speculazioni finanziarie. Così si è alimentata la bolla di un circolo vizioso, basata sulla rivendita dei “mutui impacchettati”…Così oggi sul mercato mondiale circola una quantità di denaro fittizio pari a un 10-15% in più del PIL del pianeta: 75 mila miliardi rispetto al milione di miliardi di dollari! Mentre gli strati più bassi della società hanno visto dimezzarsi il loro reddito ed erodersi dunque i salari, impotenti a generare domanda, i settori più ricchi hanno rafforzato le proprie disponibilità e alimentato la domanda di beni di lusso. Intanto il debito italiano è salito a 1900 miliardi di euro, il 120% del PIL. Ma bisogna considerare, accanto al debito esplicito anche quello nascosto (come ha poi illustrato Cicconi) e disaggregare, nella sua composizione, le pesanti voci che riguardano gli interessi, l’evasione fiscale (pari a 120 liliardi l’anno!), la corruzione e i “costi della politica”. Pericolosissima è poi la strada intrapresa da questi ultimi governi, per “costituzionalizzare l’equilibrio di bilancio”, che porta dritto a imporre nuove tasse in un sistema stremato di disuguaglianze crescenti…In conclusione: come si esce da questi vincoli perversi “richiesti dal mercato”? Le strade non sono molte: o cambiare le regole della Banca Europea e allentare la stretta creditizia, o ridurre d’imperio gli obblighi, cioè aprire l’orizzonte del “default”(=fallimento dello Stato), finendo a rotoli come la Grecia o contrattare il debito, insieme a Spagna, Portogallo, Irlanda e forse domani anche la Francia. Si tratterebbe di muoversi in un’ottica di “concordato preventivo”, che andrebbe discusso a livello europeo; cosa che attualmente non si intravede…Certamente le “grandi opere” come il TAV non fanno che peggiorare la situazione, incrementando il debito. La politica economica alternativa e necessaria deve invece poggiare su una radicale riconversione del sistema ambientale, con la promozione delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica, una gestione corretta dei rifiuti che vada ad incidere in maniera virtuosa già a monte (sul “come” si producono le merci), una agricoltura di vicinanza, una mobilità centrata sul trasporto pubblico e una gestione più oculata del suolo e delle risorse, una difesa partecipata e consapevole dei beni comuni.
L’ing.IVAN CICCONI ha poi trattato alcune considerazioni più “strutturali”, per spiegare la formazione del debito. Le ha definite “fughe”: 1) la fuga del capitale dal lavoro; 2) la fuga delle classi dirigenti dal passato e dal futuro, ormai schiacciate sul parassitario godimento del presente;
3) la fuga dei partiti dalla politica. E in proposito ha sottolineato come sia ormai più corretto parlare, più che di “costi”, dei danni che il sistema attuale dei partiti provoca alla società. La sua analisi è stata molto articolata, con alcuni riferimenti tecnici anche ai titoli di stato, che hanno visto progressivamente lievitare la loro durata (dalla media annua di 1,13 del 1982, al 2,96 del 1992, al 7,10 del 2010)…Ma all’origine del debito, della crescente forbice tra uscite ed entrate dello Stato, ci sono appunto le “tre fughe” sopra citate, la profonda trasformazione del sistema industriale ed economico, cioè la frantumazione delle imprese, la dispersione fisica e giuridica delle figure produttive. La ragnatela del comando, che dal vertice delle poche multinazionali conduce a cascata ai comportamenti balordi del subappalto, fa sparire, nel modello postfordista, la figura stessa del lavoratore dipendente, incoraggiato a diventare “imprenditore di se stesso” e concorrente fisiologico del suo simile. L’impresa postfordista è una “impresa vuota”; basti pensare che le 200 multinazionali che controllano il 40-50% del circuito economico generale, occupano solo lo 0,5% dei lavoratori. Questa “ragnatela di ragnatele”, cioè “il ragno che appalta”, se c’è crisi non ha più il problema delle fabbriche che chiudono; basta solo che interrompa gli appalti. Il capitale che “scappa” dal lavoro vivo scarica verso il basso la competizione. E’ ormai un meccanismo fuori controllo, che ignora la responsabilità e la prospettiva di un progetto che non sia la corrosione e il godimento (per pochi) del presente. Venendo ad illustrare i debiti occulti, Cicconi ha spiegato per l’ennesima volta il modello Tav, il committente pubblico che diventa cliente dell’operatore privato, il “project-financing” che nasconde e alimenta il debito futuro, spalmato sulle varie finanziarie…
Ha illustrato bene la dinamica perversa delle società di diritto privato controllate dallo stato e dagli enti locali. Ha richiamato la deriva delle Ferrovie dello Stato, trasformate in spa nel 1993, il bilancio delle FS oggi, con sotto di sé 59 società controllate (con altrettanti presidenti e consigli di amministrazione ecc.). Anche a livello locale il gioco perverso si riproduce: basta vedere i dati delle Camere di commercio, che parlano di 6500 società di diritto privato, controllate o partecipate dagli enti locali…E per approfondire la truffa dell’alta velocità, basta rileggersi i meccanismi descritti nel suo recente “Il libro nero dell’alta velocità”(Koinè nuove Edizioni).
Sviluppando questa analisi dettagliata, ricca di dati economici e quadro giuridico, Cicconi ha più volte richiamato il valore della “cittadinanza attiva”, la difesa e l’applicazione concreta dello spirito della Costituzione (l’art.49 non ancora tradotto in norma!). Svelando l’intreccio perverso dei partiti con l’economia, ci ha fatto capire meglio perché oggi siamo a questo punto di corruzione nella politica, da dove tragga origine “l’insistenza ideologica sul Tav” e come sembri impossibile un confronto tecnico sull’utilità dell’opera, come richiesto anche ultimamente da 360 docenti di tutte le Università italiane!
Difficile sintetizzare in poco spazio tutte le pieghe dei ragionamenti, la varietà degli stimoli offerti dai relatori. Appassionato anche il confronto con il pubblico, mediato dall’attento e preparato moderatore Bruno Teghille.