Il corteo, allegro e determinato, è partito dalla piazza del Mercato, introdotto da una diretta dall’ospedale con Marinella, la signora ferita la notte scorsa (setto nasale rotto) che, fiera, ha ribadito determinazione e consapevolezza sulle scelte fatte
La manifestazione ha quindi circumnavigato il paese solcando le statali 25 e 24, passando davanti alla sede della ditta Geomont, responsabile dei lavori di sondaggio contestati questa settimana, dove alcuni interventi ne hanno denunciato le gravi responsabilità dei dirigenti.
Alcune interviste raccolte oggi:
La valle torna in piazza, mentre emergono altri particolari sui pestaggi della notte tra il 17 e il 18 febbraio a Coldimosso.
‘La Valle‘ – come viene affettuosamente chiamata dai tanti torinesi che da anni fanno parte del movimento NoTav – continua ad essere territorio indomito e barbarico per chi vuole imporvi la propria pax romana (o torinese che sia!). Strani barbari questi valligiani: uomini e donne di ogni età, estrazione sociale (ma ben pochi sono gli ‘sgnur‘), provenienza politica, storie personali e retroterra culturale. Hanno una colpa: non arrendersi e non accettare un destino già scritto da altri per loro. E non sembrano proprio essere in vendita, non c’è soldo che li compri. Quand’è così, se non funziona la carota… ben vengano i manganelli!
E’ quello che devono aver pensato i dirigenti dell’ “ordine pubblico” che l’altra sera hanno ordinato una carica contro i 300 notav che ancora una volta, indefessi, assediavano la trivella, colpevoli del gran crimine di tirare qualche scherzosa palla di neve e gavettoni. Un plotone di Carabinieri parte in esecuzione sommaria, lasciando a terra, letteralmente massacrati, un ragazzo trentenne di Torino e una valligiana di 45 anni. I due, senza troppo vittimismo, hanno mandato al coordinamento dei comitati riunito ieri sera in riunione a Condove, un messaggio che dice tutto di questo movimento.
Marinella Alotto: «Quello che è successo è triste. Ma dà più forza alle nostre convinzioni». E ancora: «Quando si lotta, sono cose che possono succedere»!
Simone, dalla sua, ringrazia il movimento per la vicinanza, fa sapere di star meglio e commenta: «Non era certo la prima volte che prendevo manganellate ma mai così forte come quella notte»!
Interessanti retroscena
A due giorni dai fatti emergono intanto ulteriori dettagli sulla notte tra 17 e 18. Il movimento ha sottolineato il differente comportamento rispettivamente tenuto dall’ospedale di Susa e di quello delle Molinette a Torino. Mentre il personale del primo ha avuto un profilo “eccezionale”, rifiutandosi di consegnare dati dei ricoverati e allontanando fisicamente vari esponenti delle forze dell’ordine in divisa e in borghese un po’ troppo curiosi, i dottori delle Molinette hanno invece autorizzato lo scorrazzare impunito di agenti della digos per i corridori dell’ospedale. solo l’intervento di molti amici e amiche che li hanno allontanati, prima con le buone, poi con qualche spintone.
Racconta Simone che nella 1a giornata di degenza ospedaliera ha avuto pure l’onore di ricevere la poco gradita visita del vice-questore Sanna in persona (accompagnato da un energumeno), preoccupato per le sue gravi e incerte condizioni di salute… Il ferito NoTav ha avuto la prontezza di declinare qualsiasi offerta e di non aver bisogno di niente, precisando che anche se non lo conosceva di persona (il vice), lo conosceva di fama (il vice-questore era alla guida della ruspa che nel 2005 “sgomberò” Venaus, senza particolare attenzione per il materiale umano che si frapponeva tra lui ed il suo obiettivo).
PD: Partito Disastro
Su tutti brilla però per squallore e pratica delatoria il Pd torinese che non perde occasione per ribadire la propria assoluta ed incondizionata solidarietà di rito alle forze dell’ordine.
Nel documentino firmato dagli “onorevoli” Esposito e Portas, (esponenti di quel disastro politico che dalla propria fondazione riesce solo ad accumulare sconfitte e cali di consenso) vengono additati quali responsabili dei “disordini”, “i capi di Askatasuna ed altri esponenti dell’anarchismo”. Segue la solita tiritera sull’infiltrazione di “cattivi” dentro un movimento ingenuamente buono quanto poco consapevole delle sorti magnifiche e progressive del super-treno.
La risposta migliore a queste ormai stanche insinuazioni è quella data dagli “estremisti” di Ambiente Valsusa:
«Innanzi tutto chiariamo un fatto: I telegiornali hanno già parlato di “antagonisti”. Erano Valsusini. Perchè chi difende la valle è un Valsusino e rispetta le regole dei valsusini…»
(3 feriti, uno molto grave, dopo gli scontri “più strani” della storia No TAV)
Qualche parola in più meritano però gli estensori di questo tristo appello e il Partito che rappresentano. Con queste leccate di culo a “tutori dell’ordine”, collaborazionisti di ogni risma e poteri forti Esposito (e dietro di lui, il suo tirapiedi) pensa forse d’iniziare a farsi strada come possibile successore al vuoto politico che presto lascerà l’uscente Chiamparino.
Quanto al suo partito, che dire…? Può ancora chiamarsi così un’impresa fallimentare mantenuta coi soldi pubblici? Un partito neanche più in grado di portare avanti una sola delle sue attività “militanti” senza ricorrere a cooperative di lavoro precario e sottopagato (speso migrante): attacchinaggio, servizio d’ordine… pure il semplice servizio di base ad una sempre più impresentabile Festa dell’Unità !?!
Come ha sottolineato molto bene Marco Revelli nell’editoriale di oggi sul Manifesto, “quanto è accaduto in Val di Susa nella notte tramercoledì e giovedì è terribilmente significativo dell’Italia di oggi”. Da un lato il disatro di un regime da belle èpoque declinante, tra orge di ricchi e speculazione politico-economica sui disastri e sui deboli, dall’altra forze di polizia che massacrano 300 cittadini colpevoli di difendere il proprio territorio. Il movimento NoTav sa bene da che parte della barricata sta il Partito “Democratico”.
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