Si è svolta stamane in aula 44 la prima udienza dibattimentale del processo in cui il pm Rinaudo contesta ai No Tav l’iniziativa di lotta del 3 marzo 2012, in risposta alle dichiarazioni dell’allora premier Monti che con una vuota e terrificante conferenza stampa aveva dichiarato di voler continuare con determinazione nel progetto tav Torino Lione.
I movimento No Tav all’epoca dei fatti era in mobilitazione permanente da lunedì 27 febbraio, in seguito alla caduta di Luca dal traliccio. Giorni di rabbia e dolore, ma anche di determinazione, nonostante le cariche e gli scontri che continuavano a susseguirsi.
Nel processo odierno viene analizzata la condotta di alcune decine di No Tav che insieme ad altre centinaia quel giorno avevano deciso di liberare i caselli di una delle autostrade più care d’Italia, la Torino Bardonecchia, che dal lunedì della stessa settimana fino al giovedì era già stata occupata in meniera permenente dal movimento.
Un iniziativa costruita anche per indicare le responsabilità di Sitaf nell’affare dell’alta velocità.
Scontato affermare come anche oggi sia andato in scena il solito teatrino, che purtroppo tante volte abbiamo già descritto: decine di poliziotti dentro e fuori dall’aula, scorte intesite e atmosfera cupa.
L’iniziativa No Tav in questione, durata poche decine di minuti, viene raccontata ai giudici con toni roboanti e il clima assolutamente disteso di quella giornata viene trasformato in immagini di trappole infernali per terrorizzati automobilisti (per fortuna qualcuno ha testimoniato di non essersi minimamente spaventato) e casellanti, oltre che di inpronunciabili danneggiamenti.
Poichè non risultano minacce dei No Tav a chichessia ecco che le domande ai testimoni vanno a vertere sui toni e le posture dei soggetti processati, i riconoscimenti non effettuati o errati da parte del personale di polizia (con in mano annotazioni, foto e di fronte il video) vengono sollecitati, esortati e nell’incapacità di farli…rinviati alla prossima udienza.
Insomma, la solita impunita farsa e patetica inquisizione.
E arriviamo infine all’elemento crediamo più fastidioso, la negazione della realtà e la totale decontestualizzazione degli eventi.
A quanto pare, udite udite, quei giorni di mobilitazione avvenivano a seguito dell’allargamento del cantiere e solo dopo diverse domande del difensore si è arrivati ad ammettere che il 27 febbraio 2012 Luca è caduto dal traliccio dell’alta tensione rischiando la vita. Secondo la polizia trattasi di un evento “romanzato” dal movimento No Tav in quanto ci troviamo di fronte, semplicemente, ad un gesto sconsiderato da parte di un attivista. (Ah, dimenticavamo, il poliziotto rocciatore, sempre secondo loro, non seguiva Luca mettendolo in pericolo, ma lo voleva solamente invitare a scendere).
Dopo tutto ciò (quanto scritto finora pensiamo possa bastare a rendere l’idea) arriva anche la costituzione parte civile della Sitaf.
La prossima udienza si svolgerà il 28 novembre alle ore 12,30 sempre in aula 44.
Si sentiranno gli altri testimoni della procura, quelli della parte civile e probabilmente quelli della difesa.
Sosteniamo gli imputati, avanti No Tav!