Abbiamo appreso che oggi il noto giornalista de La Stampa Massimo Numa, insieme al direttore Mario Calabresi, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Torino per diffamazione aggravata nei confronti di un valsusino.
Secondo La Stampa, nel settembre 2011 il nostro valsusino era andato ad assaltare le reti del cantiere di Chiomonte, anche se in verità in quel periodo si trovava beatamente dall’altra parte del mondo, in ferie con la sua famiglia.
Venuto a conoscenza dell’articolo, pubblicato mentre era ancora fuori dall’Italia, aveva denunciato il fatto e i due giornalisti alla procura di Torino.
Peccato che la procura ritenesse invece che non ci fosse alcun reato, al punto che aveva chiesto l’archiviazione della querela.
Il nostro valsusino però a quel punto decide di fare opposizione, e il giudice per le indagini preliminari gli dà ragione, ordinando alla procura di formulare il capo di imputazione per diffamazione nei confronti dei due giornalisti.
Questa mattina all’udienza preliminare sia la difesa dei giornalisti (come era normale aspettarsi), che la procura (come invece non era normale aspettarsi), hanno chiesto il non luogo a procedere.
Un punto di vista a quanto pare non molto credibile: e infatti il giudice, nonostante le richieste contrarie, anche di chi avrebbe dovuto sostenere l’accusa, ha deciso che si dovrà fare un processo, che inizierà dopo l’estate.
Ancora una volta quindi la procura di Torino mostra la sua vera faccia, girandosi dall’altra parte quando è un valsusino o un notav ad aver subito un torto, in questo caso da parte di quell’organo d’informazione che da anni si contraddistingue per una campagna di propaganda ‘si tav’ e che attacca, soprattutto nei pezzi di Massimo Numa, appartenenti e simpatizzanti del movimento no tav, inventando anche, come in questo caso, di sana pianta,fatti mai accaduti.
Tanto per rinfrescare la memoria sull’atteggiamento della procura di Torino, vi ricordiamo i fatti dell’“Operazione Hunter” che ha denunciato i pestaggi della polizia a danno dei no tav il 3 luglio 2011: nonostante le prove fotografiche e video delle bastonate e dei calci, solo qualche mese fa il procuratore capo, Giancarlo Caselli li ha definiti “fatti di eventuali ehh…momenti di scorrettezze da parte delle forze di polizia”.
E la procura di Torino ad oggi non ha ancora chiuso le indagini preliminari, figuriamoci la richiesta di rinvio a giudizio…