Lo avevamo detto e scritto sulle montagne. Lo diciamo meglio oggi, dopo gli arresti avvenuti in Piemonte nell’ambito dell’operazione “San Michele” condotta dai Ros dei carabinieri e disposta dalla Procura distrettuale Antimafia di Torino.
Venti arresti e molti indagati, tutti infilati per bene nel sistema delle opere (grandi o piccole) pubbliche del Piemonte, con un’occhio di riguardo allo smaltimenti dei rifiuti pericolosi provenienti dai cantieri.
I titolisti dei giornali si sbracciano nello scrivere che la criminalità organizzata “puntava al cantiere Tav della Torino Lione, evidentemente imbeccati dai magistrati con conferenze stampa e comunicati. C’è anche chi come il solito Esposito plaude all’operato delle forze dell’ordine e dei magistrati, perchè non hanno fatto infiltrare la ndrangheta nel suo bene amato cantiere.
Invece c’è molto di più di quello che si vuole far apparire in questa vicenda: il cantiere Tav è stato ben toccato, anzi ben “asfaltato”, dagli imprenditori arrestati oggi, e una delle cave in questione è quella tra Chiusa San Michele (stesso nome dell’operazione) e Sant’Ambrogio, luogo oggetto d’indagine e crimini non ancora avvenuti perchè bloccati dagli arresti di oggi.
E’ meglio essere chiari in questa vicenda, se no rischiamo di fare il gioco di chi plaude al lavoro degli altri e chiude gli occhi di fronte all’evidenza. Giovanni Toro, padre di Toro Nadia, amministrore unico e socio unico della Toro srl, arrestato oggi nell’inchiesta ha già svolto lavori nel cantiere, e pensate un pò come? Su richiesta delle forze dell’ordine, infatti il piccolo imprenditore arrestato ha già eseguito importanti lavori proprio presso il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte provvedendo, come scritto sulla Relazione finale dei lavori del contratto C11119 “alla bitumatura della viabilità interna di cantiere, richiesta dalle forze dell’ordine e formalizzata attraverso l’Ods n R-02”. I lavori erano stati dati in subappalto dall’appaltatore che, guarda caso, era un’ATI formata da due imprese locali di proprietà di persone già citate nell’inchiesta Minotauro. Inoltre facevano parte dei due contratti relativi a lavori di recinzione del cantiere, oggetto oltre un anno fa di un esposto presentato in Procura da numerosi Sindaci ed amministratori locali.(leggi il cantiere di Virano).
Nel merito delle solite ditte Tav della Valle di Susa, tanto osannate dai vari ministri che sono venuti in visita al cantiere, c’è da dire che è indagato a piede libero l’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, che avrebbe chiesto a Toro di poter usare la sua cava per nascondere tonnellate di rifiuti. Ma i carabinieri sono riusciti a bloccare un camion carico di detriti, pronto per essere svuotato. Anche qui ci si affretta a dire che i rifiuti non provenivano dal cantiere Tav, diamolo per buono, ma quali altri lavori ha in piedi Lazzaro?
Quindi parliamo chiaramente di ‘Ndranghetav è inutile girarci intorno, e sappiamo di certo che nelle stanze di Ltf l’umore non è dei migliori.
Ma torniamo al dibattito politico che si dovrebbe aprire e alle responsabilità dirette che ci sono: com’è possibile che i notav vengono incarcerati e chi fa affari con e per le mafie viene invitato nel cantiere per rifare le strade alle forze dell’ordine.
E ancora, dopo la campagna di santificazione degli imprenditori colpiti dai notav, com’è possibile che in ogni inchiesta sulla criminalità organizzata spuntino fuori i soliti nomi, che anche se non direttamente indagati o arrestati, sono sempre parte dei rapporti criminali.
Il cantiere della Maddalena è stato costruito dopo aver sgomberato con la forza i notav con l’ausilio di queste ditte, poi è stato recintato e asfaltato sempre da questi personaggi che compaiono in tutte le inchieste, e qualcuno ha ancora coraggio di avversare la giusta lotta del movimento notav, che queste cose le ha dette e scritte senza aspettare le inchieste della magistratura, che al contrario ha da tempo scelto come nemico pubblico proprio il movimento.
Alleghiamo qui il contratto da notare pag 76 del pdf. ->All 3 conratti c 11070 c 11119
Il documento è stato prodotto da LTF al Tar Lazio nell’ambito di un ricorso presentato dalla Comunità Montana, ed è veramente surreale che prima vi sia il protocollo di intesa tra LTF e Prefettura per evitare le infiltrazioni e poi, dopo poche pagine, C’è SCRITTO NERO SU BIANCO CHE UN SUBAPPALTO è STATO AFFIDATO AD UNA DITTA CLASSIFICATA OGGI COME APPARTENENTE ALLA ‘NDRANGHETA.