di TG Valle Susa,Ore 9. Tribunale Bruno Caccia di Torino, aula gremita. Fuori una giornata calda e soleggiata, Claudio Alberto è presente. I Pm vogliono rinunciare ai testi. “Non ci sono perché impegnati in ordine pubblico” giustifica il Pm Padalino. La controparte ricusa a sua volta la rinuncia, dichiarando che “i testi hanno visto dall’alto e quindi la difesa chiede di controesaminare”. Dall’alto hanno visto tutto. La corte si ritira e a sorpresa i Pm acconsentano a sentirli. Ma non tutti, due su tre. Alla fine sarà la Corte a revocare l’acquisizione: i testi non si sentiranno. Depennati.
Vista la tranquillità in aula, l’avvocato Novaro chiede che il suo assistito, Claudio Alberto, sieda accanto a lui tra i banchi e non internato nella gabbia perché anche accusato di terrorismo. Permesso accordato dal giudice della Corte di assise, Capello, e dal presidente della Corte il giudice Diamante Minucci che rendono così l’atmosfera più distesa. Claudio può sedere vicino al suo avvocato.
Si mitiga la cupezza dell’enorme schieramento di forze fuori e dentro l’aula, ognuno con il suo preciso compito, chi dirige, chi prende i documenti, chi filma e chi scruta ogni sensibile e sospetto atteggiamento. Il pubblico No Tav invece tranquillamente mangia ciliegie di campo e manicaretti di pasta frolla a forma di orsetto con le scritte No Tav e 1312.
Il processo va avanti, i reati contestati vanno dal sequestro di persona alla violenza privata, rapina, ingiurie, resistenza. Si sentirà l’unico teste della giornata, Maurizio Piccione, anch’egli No Tav della prima ora e organizzatore del gruppo Spinta dal Bass operante dal 2001 ad Avigliana. “Sono un vicino di Andrea. Lo conosco benissimo. È la persona più mite del paese, lui mi chiamò quel giorno spiegandomi cosa stava succedendo e io lo tranquillizzai, anche se lui era in stato di fermo all’interno del cantiere – racconta – un’abitudine quella della colazione al cancello, un modo pacifico per fare pressione sull’opposizione all’opera”.
“Da qua, con le tue gambe non te ne vai” queste le parole pronunciate da Giacobbe all’indirizzo del sovrintendente Lagiard, incaricato di un servizio fotografico alla casetta in legno prefabbricato, fuori dal cancello Uno. Cancello che chiude la via dell’Avanà. Sovrintendente è munito di pistola e telefonino, come da lui dichiarato, che non ha utilizzato. Per l’avvocato Novaro non sono stati utilizzati perché non vi era necessità: “La situazione non era pericolosa” cosa ribadita anche da Mura, che in una dichiarazione spontanea afferma: “Molte cose non sono vere. Abbiamo parlato dei 5 Stelle e il tipo, ci ha raccontato di avere due figli”.
Nei fatti il sovrintendente Davide Lagiard, agente di polizia stradale, nella precedente udienza del 10 aprile scorso, aveva dichiarato: “Il Mura, con giacca turchese, ha tenuto una condotta non aggressiva, il compito era quello di impedire alla macchina di muoversi”. Insomma, Lagiard, alle 9 e 30, finisce il suo servizio di 15 fotografie e dialoga a 200 metri dal varco Uno, il “cancello della centrale”, impossibile per Claudio Alberto arrivare a insultarlo come dimostrerà matematicamente più tardi il suo difensore: “Contati ci sono 84 passi dal cancello alla prima curva, e sono 50 metri che l’Alberto fa in 44 secondi, per fare 200 metri ci vogliono circa 2 minuti e mezzo, tenuto conto che altri compiono il tragitto in 50 o 60 secondi”.
I fatti si svolgono in 1 minuto come rilevato dal filmato, è quindi impensabile che sia stato riconosciuto e che abbia commesso i reati di cui è accusato. Mura ha un comportamento del tutto identico e defilato come nel caso di Alberto. “Per Giacobbe il reato di ingiuria non c’è – sbotta Novaro – Franceschinelli non parla di ingiurie e il concorso sulle ingiurie non è ammissibile, perché le ingiurie non vengono pronunciate insieme”. In definitiva l’avvocato difensore dei tre chiede l’assoluzione da tutti i capi d’accusa, nel caso di sentenza di colpevolezza apporre l’art. 62 n 1 e condizionale data l’incensuratezza degli imputati.
La corte si ritira, ritorna e pronuncia la sentenza alle 16. Andrea Mura 1 anno e 7 mesi, Davide Giacobbe 2 anni e 5 mesi, Claudio Alberto 4 mesi, revocato l’obbligo di firma.