da infoaut.org- Circa 2mila persone hanno preso parte, sotto una pioggia debole, alla fiaccolata convocata per stasera in solidarietà con i notav arrestati e con chi quella notte fu vittima di pestaggi da parte delle forze dell’ordine durante la notte di venerdì scorso. Il corteo che ha attraversato le vie centrali della città di Susa è stato aperto con uno striscione atto a denunciare il comportamento delle forze dell’ordine che ha torturato e picchiato senza alcuna remora i molti notav che durante quella sera hanno preso parte alla passeggiata notturna. Un altro striscione a seguire che ha rimarcato la resistenza di tutte le donne dentro la lotta notav. In particolare è stato chiaro il riferimento alle violenze perpetrate ai danni di Marta, l’attivista pisana che oltre ad essere massacrata selvaggiamente, è stata vittima di abusi all’interno del cantiere. Molte le donne in prima fila che hanno voluto quindi dimostrare la propria vicinanza a Marta e dimostrare un protagonismo attivo all’interno della lotta NoTav.
Il corteo ha voluto passare per alcuni luoghi, fautori di uno sporco collaborazionismo con la polizia: dall’hotel Napoleon che offre soggiorno alle forze dell’ordine, dove i notav hanno lasciato alcuni delle centinaia di lacrimogeni sparati sui manifestanti nella notte di venerdì, alla pizzeria Mirò altrettanto connivente, in cui le forze dell’ordine trovano ristoro fuori dal cantiere.
Le migliaia di NoTav che questa sera hanno attraversato le strade di Susa hanno voluto anche fare visita, dopo essere passati dal Comune, al primo cittadino della città Gemma Amprimo. Una visita evidentemente non gradita che ha fatto si che la sindaco mostrasse ancora una volta la sua faccia più vigliacca, non facendo vedere neanche l’ombra di sé.
Il corteo ha quindi proseguito fino a concludersi nello stesso punto in cui è partito, in una Susa completamente militarizzata, con carabinieri in molte vie laterali del percorso. Una chiara provocazione a cui i NoTav hanno risposto intonando cori che ancora una volta dimostrano la determinazione nel continuare la resistenza e a denunciare l’atteggiamento criminale con cui, Procura, Questura e gli apparati dello Stato hanno deciso di intraprendere nei confronti degli attivisti.