Sono le reazioni scomposte degli organi di stampa e del procuratore Caselli, che paragona per l’ennesima volta la resistenza notav allo stupro, a dare il peso della posta in campo.
Il fermo di due giovani studenti universitari, con in macchina fuochi artificiali, petardi, cesoie ed altro materiale, diventa una santa barbara dell’alla violenta dei notav. I soliti giornalisti a caccia di favori dalle forze dell’ordine pubblicano elenchi in fretta e furia per creare i mostri da sbattere in prima pagina, senza preoccuparsi nemmeno di verificare, alzando il naso dalla propria tastiera, se così tanto materiale possa stare in una piccola utilitaria.
L’operazione ancora più subdola consiste nei titoli e negli accostamenti tra il fatto in oggetto e l’incendio di alcuni mezzi di una ditta coinvolta nel cantiere del Tav, unendo i fatti e trovandovi una connessione certa da sbattere, anch’essa in prima pagina.
Da qui la canea mediatica, con i telegiornali di oggi che confondono i nomi dei nostri paesi, che ricostruiscono a loro volta i fatti, e chiaramente individuano subito i responsabili.
Nulla di cui stupirsi per noi, è da tempo che la lobby del Tav usa tutta la sua potenza di fuoco nei nostri confronti, e spinge sull’acceleratore grazie ad alcune anomalie che permettono la connivenza tra poteri dello stato e informazione embedded.
E’ da tempo che sosteniamo che questa sia l’ultima carta che la lobby del Tav si gioca contro una Valle che non si rassegna e che sa incassare momentanee sconfitte per costruire le future vittorie.
Dicevamo in apertura della reazione scomposta, basta leggere questo articolo , scritto da una tifosa del Tav, dove il procuratore Caselli ha avuto ancora una volta il coraggio di paragonare la nostra lotta allo stupro, insultandoci per l’ennesima volta in una maniera subdola e veramente bassa. Continuando a leggere però ci s’imbatte in altre formidabili teorie del pensiero di questa “legge”, che se la prende anche con chi non tifa polizia e non si mette in coda a recitare la parte che tutti dovrebbero recitare secondo il potere. Caselli se la prende con giornalisti e intellettuali che hanno avuto il coraggio di guardare un po’ più a fondo nella vicenda, pendendo dalla parte delle ragioni della lotta notav e arrivando a sostenerle apertamente. Il procuratore non tollera che la categoria violenza non venga applicata se questa non sussiste, non tollera che esista un popolo compatto che subisce umiliazioni e violenze da parte di una parte dello stato che si comporta come truppe di occupazione in qualsiasi paese di guerra. E meno che mai tollera che una lotta di popolo contempli la resistenza nel suo cammino.
Ma torniamo ai fatti in oggetto, Paolo e Davide sono stati arrestati perché avevano in macchina del materiale per una delle tante azioni di disturbo al cantiere, nessuna arma da guerra, nessun mezzo per uccidere, ma strumenti per recidere le reti, e difendere se stessi dai lacrimogeni ad altezza uomo. Sappiamo che non piacerà a qualcuno quest’ammissione, ma noi crediamo nella resistenza, nella lotta reale, nel mettersi in marcia in prima persona per fermare il tav e anche questo lo abbiamo detto e fatto molte volte.
Lasciamo a chi è in malafede o è stolto il pensare a gruppi di fuoco o altro, perché basterebbe leggere con serietà le cronache delle nostre manifestazioni, anche notturne, al cantiere, per vedere da che parte stanno i feriti e le violenze subite. Basterebbe anche indagare un po’ meglio sulle ditte coinvolte “nell’affare tav” e sugli incendi di mezzi e capannoni, magari scopriremmo di come funzionano bene il sistema degli appalti e delle assicurazioni.
Da tempo veniamo bersagliati dalla magistratura guidata da Caselli con reati di ogni genere, basti pensare che negli ultimi tempi siamo stati indagati per stalking, terrorismo,eversione, sequestro di persona ed estorsione. Nessun fatto sussiste per tali accuse, ma in questa logica emergenziale, c’è carta bianca per chi siede dietro alle scrivanie della procura.
Noi ancora una volta non abbiamo paura nel ribadire la legittimità della Resistenza in questa lotta, nel lavorare per sostenere la Resistenza e nel non arrenderci di fronte a nulla.
Vogliamo Paolo e Davide liberi perché fanno parte di questa lotta che non ha né ali né avanguardie, e che è sicuramente colpevole, come tutti noi, di resistere e di non arrenderci!