agenda — 24 Gennaio 2021 at 15:31

LA SOLIDARIETÀ E’ UN’ ARMA: dal 25/01 MOVIMENTO NO TAV IN PRESIDIO PERMANENTE

Da alcuni giorni Dana, Fabiola, Emanuela e Stefania, a cui da ieri si è aggiunta un’altra reclusa, detenute del Carcere le Vallette di Torino, hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza. Così, da domani lunedì 25 gennaio, a Bussoleno, nascerà un presidio No Tav permanente in loro sostegno e solidarietà.

Le istanze che le donne stanno portando all’attenzione della direzione del carcere sono molto chiare:

1. Ripristino delle videochiamate per i detenuti che non possono fare i colloqui in presenza;

2. Per chi può svolgere i colloqui in presenza, dato che sono ridotti, poter completare le 6h mensili previste dalla legge, con videochiamate;

3 Ripristinare il servizio di prenotazione visite via mail;

4. Togliere la chiamata all’avvocato dalle 6h di colloqui parentali previste dalla legge;

5. Ristabilire la chiamata straordinaria;

6. Essere inseriti nel piano vaccinazioni dal quale i detenuti, al momento, sono completamente esclusi;

7. Uno screening della salute delle persone detenute.

Le condizioni delle detenute e dei detenuti in questi ultimi mesi hanno raggiunto livelli altamente insostenibili in quanto, l’ulteriore inasprimento delle misure di contenimento del virus covid-19, ha reso la vita all’interno dei penitenziari al limite dell’umano.

Il diritto alla salute e il diritto all’affettività, bisogni primari e fondamentali per ogni essere umano, sono stati spazzati via da protocolli estremamente penalizzanti per chi si trova recluso.

Se da una parte il distanziamento sociale è ciò che viene promosso all’esterno delle patrie galere, ciò che accade al loro interno non è affatto coerente con quelle indicazioni che permettono una vita in sicurezza. Questo significa che le detenute e i detenuti sono messi in una condizione di estrema vulnerabilità considerato il sovraffollamento che colpisce tutte le case circondariali in Italia, causato dalla mancata applicazione delle diverse leggi emanate dai vari governi. Queste leggi sono state create proprio per diminuire la popolazione carceraria e andrebbero applicate con più ragionevolezza soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando.

Ma questo non accade perché queste decisioni spettano al Tribunale di Sorveglianza che, a sua discrezione e in maniera totalmente arbitraria, decide se questa legge può essere applicata o meno. Le detenute stesse, nella lettera indirizzata ad Amnesty International, denunciano l’accesso minimo alle misure alternative.

Nel corso degli scorsi mesi abbiamo assistito alla messa in atto di procedure al limite del ridicolo in cui, inizialmente i colloqui in presenza erano stati annullati e sostituiti da 5 videochiamate di mezz’ora l’una (non garantendo quindi le 6 ore di colloquio previste dalla normativa) e successivamente ripristinati.

Peccato che, nonostante le estreme difficoltà nella prenotazione dei colloqui, le decine di parenti che si sono presentati ai cancelli delle Vallette, hanno visto molte volte negarsi il diritto alla visita ai propri cari incarcerati in quanto, provenienti da Comuni diversi da quello di Torino, ed essendo il Piemonte zona arancione, in difetto rispetto alle norme vigenti.

Il risultato di tutto ciò sono stati colloqui (in presenza e non) fatti saltare in modo arbitrario e la ricerca di una tutela sanitaria in cui, fino ad ora, venivano presi in considerazione solamente i lavoratori all’interno delle carceri e non la popolazione detenuta, con un risvolto ben lontano da quella che sarebbe da considerarsi la reale sicurezza sanitaria, nel pieno rispetto dei diritti, all’interno delle strutture carcerarie.

È notizia di ieri che il commissario Arcuri ha dichiarato che, dopo sanitari e over 80, sarà il turno della popolazione carceraria nelle vaccinazioni contro il Covid – 19.

Un primo parziale risultato raggiunto dalla protesta pacifica portata avanti dalle detenute del Lorusso e Cutugno, un primo passo nella lotta per il diritto alla salute e all’affettività all’interno dei penitenziari italiani.

Ma questo non basta!

Facciamoci megafono delle loro voci all’esterno di quelle mura, invitiamo tutte le realtà sul territorio nazionale a costruire iniziative solidali a Dana, Fabiola e a tutte/i le/i detenute/i che decideranno di portare avanti questa protesta.

Per questo, da un’idea del gruppo delle “Fomne contra l’Tav”, da domani lunedì 25 gennaio, a Bussoleno, nascerà un presidio No Tav permanente in solidarietà alle donne che con coraggio portano avanti una battaglia per la dignità. Non lasciamole sole, partecipiamo tutte e tutti a questa iniziativa!

Il presidio sarà tutti i giorni in Piazza del Moro 10 al mattino dalle ore 10 alle ore 12, e al pomeriggio dalle ore 16 alle ore 19.

Ricordiamo a tutte e tutti che nei giorni scorsi è stata fatta comunicazione dell’iniziativa, pertanto sarà possibile raggiungere il presidio da tutta la Valle e da Torino. Non dimenticate di portare con voi il odulo di autocertificazione correttamente compilato e la mascherina!